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AIGU e Italian Youth Forum: le proposte per la cultura e i giovani

L’Associazione Italiana Giovani per l’Unesco s’incontra virtualmente il 27 marzo per discutere di sostenibilità a 360 gradi: ambiente, città, cultura, scuola, lavoro. L’obiettivo è mettere le nuove generazioni al centro del progetto di ripartenza dell’Italia post Covid

AIGU, Associazione Italiana Giovani per l’Unesco, è una non profit che lavora nel campo dell’educazione, della scienza, della cultura e della comunicazione. Attraverso la partecipazione attiva delle giovani generazioni, organizza iniziative ed eventi di rilevanza nazionale. Il più importante è l’Italian Youth Forum, un momento annuale d’incontro e confronto tra i membri dell’associazione e la società civile, che ruota attorno a un tema cardine, declinato in diversi ambiti. Quest’anno il Forum si terrà a Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020/2021, sabato 27 marzo.

FpS è media partner di questa edizione, il cui programma, a causa delle restrizioni imposte dal Covid, si svolgerà in diretta streaming con 400 giovani connessi da tutto il Paese. Argomento guida dei talk tematici, la sostenibilità: alimentazione, lotta allo spreco, cultura come risorsa essenziale per lo sviluppo socio-economico, infrastrutture fisiche e sociali per città sostenibili, tutela dell’acqua e del valore culturale. Abbiamo chiesto al presidente di AIGU, Antonio Libonati, di parlarci dell’evento e delle proposte dell’associazione per la cultura e per i giovani.

Antonio Libonati – presidente AIGU

Che cos’è l’Italian Youth Forum e cosa prevede questa edizione?

“L’IYF è l’evento annuale principale della nostra associazione. Siamo arrivati alla terza edizione: la prima si è tenuta a Matera, la seconda a Trieste. Ogni anno individuiamo un tema cardine su cui poggia l’attività dell’associazione. Quest’anno ci occupiamo a 360 gradi di sostenibilità, in particolare seguendo gli obiettivi dell’Agenda 2030. Inoltre, non si può che porre al centro del dialogo il coinvolgimento dei giovani nella costruzione dell’Italia post Covid. Una società sostenibile è una società in cui il progresso e il benessere di ciascuno si attuano preservando l’ambiente. La sostenibilità è legata certamente a tutti gli aspetti della produzione industriale, agricola, alimentare. Ma non solo: tutti gli ambiti della società possono e devono essere sostenibili. La scuola, la giustizia, la salute, la cultura”.

Il mondo della cultura, e dello spettacolo dal vivo in modo particolare, sta attraversando un momento terribile. Quali prospettive si aprono per il futuro?

“Questo è il tema che ci sta più a cuore e nel quale AIGU opera in maniera preponderante. Abbiamo avanzato due proposte. La prima, è quella di rendere gratuito l’accesso ai luoghi pubblici della cultura – musei, biblioteche, siti archeologici – ai giovani under 35 per almeno due anni. Introduciamo così un nuovo concetto di ristoro, non di natura economica. Ma che vuole agevolare una categoria, quella dei giovani, che ha subito ricadute importanti sulla socialità e sull’educazione a causa della pandemia.

La seconda proposta riguarda i lavoratori della cultura. Un settore già vessato e in situazione di precarietà e di costante difficoltà, già da prima dell’avvento del Covid. Chiediamo che per almeno due anni i lavoratori maggiormente colpiti possano usufruire di un reddito garantito incondizionato. Magari anche basso, ma che consenta al mondo dello spettacolo e ai suoi componenti di ripartire e riprogrammare l’attività senza avere l’acqua alla gola”.

AIGU lavora anche nell’ambito dell’educazione. In quali aspetti la scuola di oggi non risponde più alle esigenze formative dei ragazzi e come potrebbe migliorare?

“Quello della scuola è un tema molto complesso. Al momento, la priorità è superare l’emergenza e ottenere la riapertura. Poi, per il futuro, auspichiamo che i tagli diventino un ricordo lontano. In modo da poter investire in nuovi programmi, nuove infrastrutture, laboratori e strumenti digitali che permettano di svolgere attività in grado mettere in connessione lo studente con la società”.

Un altro tema importante, a cui dedicherete un talk specifico, è quello delle città. Che, per come sono ora, forse non rappresentano più un modello soddisfacente di vita, di relazioni, di lavoro. In quali direzioni dovrebbero evolversi?

“La dimensione cittadina è la dimensione di questo secolo, in cui la popolazione urbana per la prima volta ha superato quella delle campagne. Il tema riguarda quindi la maggioranza delle persone sul pianeta. Ricordiamo che il modello italiano di città è stato un punto di riferimento mondiale, e questo deve tornare ad essere. La città del futuro dovrà avere una nuova concezione delle periferie, che preveda in primo luogo una decentralizzazione dei servizi. Ovvero la possibilità di accedere direttamente a servizi culturali e sociali senza spostamenti verso i centri urbani. Penso al modello della città dei 20 minuti. Un’ipotesi che immagina un percorso pedonale di massimo 20 minuti per raggiungere qualsiasi luogo di lavoro, salute, socialità”.

In base alla vostra esperienza, le nuove generazioni che lavorano nell’ambito della cultura, ma non solo, hanno un approccio diverso rispetto alle precedenti? Quali sono i loro punti di forza?

“Il punto di forza principale è la grandissima predisposizione alla comunicazione. In questo, c’è una grande differenza anche tra un 30enne e un 20enne di oggi. E ovviamente il digitale gioca un ruolo fondamentale. Per quanto riguarda la cultura, tra giovani e giovanissimi è diffuso un approccio molto più smart. Gli stessi enti culturali sembrano recepirlo. Gli Uffizi, ad esempio, sono su TikTok. Oppure pensiamo alle applicazioni di realtà aumentata che permettono di osservare un sito archeologico com’era un tempo, immergendosi in prima persona nell’ambiente. Certo, è difficile distinguere operazione di puro marketing dalla reale volontà di comunicare la cultura. Ma allo stesso tempo è innegabile che gli strumenti del digitale e l’utilizzo dei social media possano migliorare la fruizione dei beni culturali. La vedo come una grande opportunità di conoscenza e anche di occupazione nel settore culturale per il futuro”.