Una terminologia tecnica e specialistica impedisce a chi legge o ascolta informazioni legate ai temi ambientali di comprenderne il reale significato. Così si creano malintesi o si genera una reazione di distacco e indifferenza difficile da recuperare
È una questione che riguarda e dovrebbe interessare qualsiasi abitante del Pianeta Terra. Eppure, l’informazione legata al cambiamento climatico intercetta una porzione limitatissima di popolazione. La responsabilità non si può sempre attribuire alla scarsa sensibilità dei cittadini: spesso il problema è legato al modo in cui le informazioni vengono veicolate.
Il linguaggio utilizzato dagli esperti è spesso ostico e difficilmente comprensibile. Non si può dimenticare che il tempo a disposizione per informarsi, oggi, è limitato. Pertanto di fronte a parole di cui non si comprende il significato o la traduzione concreta è facile interrompere la lettura o l’ascolto. Oppure farsi un’idea sbagliata, cadendo in un malinteso.
Lo studio dell’IPPC
Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), insieme ad altre organizzazioni, ha condotto uno studio per rendersi conto del reale impatto delle informazioni prodotte dagli esperti sulla popolazione. E per capire come comunicare il cambiamento climatico. È stato scelto un campione che comprendesse sia persone interessate e attente ai temi della sostenibilità e dell’ambiente, sia chi aveva opinioni diverse o controverse sul cambiamento climatico.
Ai partecipanti è stata sottoposta un’intervista che includeva otto temi cruciali presenti in un rapporto IPCC: punto di non ritorno (tipping point), transizione senza precedenti, carbon neutral, rimozione dell’anidride carbonica, adattamento, mitigazione, sviluppo sostenibile e cambiamento improvviso. Pur con qualche differenza tra un termine e l’altro, entrambe le categorie di partecipanti allo studio hanno trovato questo linguaggio poco familiare ed eccessivamente tecnico. Inoltre, pur riconoscendo i termini in sé, molte persone hanno faticato a contestualizzarle rispetto all’argomento trattato.
Sei principi per comunicare il cambiamento climatico
Considerati i risultati dello studio, l’IPPC ha stilato un manuale per migliorare la comunicazione sui cambiamenti climatici. I principi chiave che ne emergono sono i seguenti. Con una premessa: agli esperti dev’essere chiaro che il cambiamento climatico non si comunica da solo. Per raggiungere i cittadini e informarli è necessario:
- Utilizzare una comunicazione empatica e coinvolgente: per conquistare la fiducia delle persone l’esperienza e la competenza non sono sufficienti; bisogna mostrarsi nella propria autenticità.
- Parlare del mondo reale, non di idee astratte o di teorie. I “grandi numeri” del cambiamento climatico sono percepiti come qualcosa di distante dalla vita di tutti i giorni. Meglio fondare la comunicazione su un terreno comune e condiviso.
- Puntare su ciò che conta per il proprio pubblico, individuando all’interno di questa categoria gli elementi che possono correre un rischio a causa dei cambiamenti climatici. I puri fatti sono necessari ma non sufficienti per coinvolgere le persone.
- Mostrare il lato umano dietro alle teorie scientifiche: raccontare le storie dei protagonisti e parlare di sé, della propria storia, delle motivazioni e delle aspirazioni che guidano il proprio lavoro.
- Concentrarsi su quello che si conosce per certo, tralasciando le informazioni ancora non pienamente verificate o insicure.
- Utilizzare una comunicazione visiva efficace: al posto delle immagini degli orsi polari, dei ghiacciai che si sciolgono e delle ciminiere fumanti, scegliere fotografie che ritraggono le persone sulle quali impattano i cambiamenti climatici e le loro reazioni.
In conclusione, affinché i cittadini prendano posizione e si attivino per far fronte ai cambiamenti climatici è essenziale che ne comprendano a fondo rischi ed evoluzioni. Semplificare il linguaggio e lavorare nella direzione di una comunicazione più accessibile è già un primo passo.