Eco-ansia: cos’è e perché rischia di aumentare le disuguaglianze sociali
La consapevolezza della gravità della situazione ambientale e le conseguenze dirette del cambiamento climatico possono generare una paura cronica tra chi le vive e chi lotta per contrastarle
Un esercito pacifico di giovani da tutto il mondo è sceso in piazza per denunciare quanto è sotto gli occhi di tutti da decenni: il Pianeta è a rischio. Nonostante l’incremento delle emissioni di gas serra sia da tempo una costante, nonostante gli effetti dei cambiamenti climatici impattino visibilmente sulla vita delle persone, sembra che nessuno se ne fosse accorto prima dei movimenti Fridays for Future. All’impegno che i ragazzi hanno scelto di assumersi corrisponde spesso una drammatica sottovalutazione del problema da parte delle istituzioni. Questo provoca in chi ha chiara la portata dei cambiamenti in corso, o in chi ne subisce le cause in prima persona, uno stato non solo di frustrazione, ma di vera e propria ansia. Una reazione ormai ampiamente constata, tanto da essere classificata con un nome specifico: eco-ansia. Ecco che cos’è e perché può generare ulteriori disagi.
Che cos’è l’eco-ansia
L’eco-ansia è stata definita per la prima volta nel 2017 dall’American Psychological Association (APA) come “una paura cronica della rovina ambientale”. Una sensazione di angoscia, in alcuni casi di panico, generata dalla consapevolezza della crisi ambientale e dei cambiamenti climatici in atto, che si manifesta principalmente proprio tra chi lotta per cercare di contrastarli. “I livelli di eco-ansia stanno crescendo, in particolare tra i bambini e i giovani, e potrebbero essere significativi e potenzialmente dannosi per gli individui e la società”, avvertono Mala Rao e Richard A. Powell, del Dipartimento di Cure Primarie e Sanità Pubblica dell’Imperial College di Londra.
Più che la tragicità degli eventi in corso, è l’indifferenza con cui la crisi climatica viene trattata da chi occupa posizioni influenti a provocare tra gli attivisti una paura cronica. I fattori psicologici legati ai cambiamenti climatici stanno intaccando profondamente un numero elevato di giovani in tutto il mondo. Un sondaggio del 2020 condotto tra psichiatri infantili in Inghilterra ha evidenziato come più della metà dei professionisti intervistati (57%) osservi bambini e giovani angosciati dalla crisi climatica e dallo situazione ambientale. Il panorama non è molto diverso nel nostro Paese: secondo un sondaggio pubblicato da Swg, i cambiamenti climatici sono in cima alle preoccupazioni dei giovani italiani (64%).
Le conseguenze dell’eco-ansia
Gli impatti sulla salute mentale della crisi climatica hanno profonde implicazioni. Risposte psicologiche come la paura, l’impotenza e la rassegnazione sono seri ostacoli all’azione collettiva e alla capacità di costruire strategie di resilienza e adattamento. Trascurare gli effetti della crescente eco-ansia rischia di esacerbare le disuguaglianze sanitarie e sociali tra coloro che sono vulnerabili a questi impatti psicologici. Gli effetti socioeconomici, ancora non quantificati, si aggiungeranno ai costi nazionali necessari per affrontare la crisi climatica.
Pur non essendo formalmente assimilata a una condizione diagnosticabile, l’eco-ansia è facilmente riconoscibile ed è ben visibile tra le comunità con meno risorse: chi ha la possibilità di agire ne subisce meno pesantemente l’impatto rispetto a chi è colpito direttamente dalle catastrofi naturali. Esiste un legame diretto tra l’esperienza degli effetti del cambiamento climatico e l’aumento del rischio di depressione, disagio mentale, disturbo da stress post-traumatico. Per le comunità indigene, la perdita della casa a causa di disastri ambientali può significare anche la perdita di tradizioni, pratiche culturali e identitarie.
Le possibili soluzioni
Per alleviare i crescenti livelli di ansia climatica è necessario in primo luogo fornire un accesso diffuso a informazioni affidabili e autorevoli su possibili freni e soluzioni ai cambiamenti climatici. Affiancate da consigli e suggerimenti su come comportarsi, nel proprio piccolo, per contribuire anche a livello individuale alla salvaguardia della Terra. Infine, ma non meno importante, è salutare trascorrere del tempo nella natura. Anche se, chiaramente, la paura per il futuro non si potrà superare completamente finché non verrà messa in atto una strategia globale comune e unitaria per affrontarne la causa principale, il riscaldamento globale, offrendo a tutti la speranza di un futuro migliore.