I murales non sono soltanto una forma d’arte, ma un messaggio urbano a servizio della sostenibilità e della collettività. Un’associazione milanese racconta a tutti quello che i muri hanno da dire
“Cercare, studiare, analizzare, ma soprattutto raccontare quello che i muri di tutto il mondo hanno da dirci”: è questo l’obiettivo di Another Scratch In The Wall. Un sito di divulgazione e un’associazione culturale che a Milano organizza tour, workshop, incontri e lezioni sul tema dell’urban art. Ci racconta di più Clara Amodeo, co-fondatrice del progetto.
La nascita di Another Scratch in the wall
Clara Amodeo è giornalista e storica dell’arte. Another Scratch in the wall nasce dalla sua passione per l’arte di strada. “Ho iniziato ad avvicinarmi alle bombolette tra i 14 e i 15 anni – racconta – ma mi ci è voluto molto poco per capire che ero una schiappa. Così ho deciso di continuare a seguire gli artisti ascoltando le loro storie e raccontando i loro lavori. Senza rendermene conto, nel tempo ho realizzato un archivio di materiali fotografici e di articoli che ho poi fatto convergere su un blog, Another Scratch in the wall. All’attività sul web abbiamo in seguito affiancato gli street art tour nella città di Milano, per poi costituirci nel 2018 in associazione culturale. Oggi organizziamo anche laboratori e incontri, visite e workshop con gli artisti per imparare la tecnica della street art, oltre a curare la promozione di alcuni artisti ed eventi”.
I murales come veicolo di un messaggio sociale
I lavori promossi da Another Scratch in the wall hanno molto spesso una valenza non solo artistica ed estetica. Sono graffiti che “parlano”, rivendicano temi importanti di sostenibilità sociale sui quali richiamare l’attenzione delle persone che, anche solo camminando lungo una strada, possono notarli. “La nostra associazione sostiene ogni causa sociale – conferma Clara -. Lo fa perché schierarsi, denunciare e lottare per i diritti civili è nella natura stessa della street art, che nasce dalle stesse radici dell’hip-hop. Qualche anno fa, il collettivo Orticanoodles realizzò un’opera dedicata a Charlie Hebdo, che qualcuno poi rovinò durante una notte. Al risveglio, il mattino seguente, le persone del posto lo ripulirono e chiamarono gli artisti per rinnovarlo. In questo senso credo che la street art possa essere considerata uno strumento capace di creare comunità”.
Graffiti e sostenibilità sociale
“Nel 2020 abbiamo sostenuto una campagna contro la violenza sulle donne realizzando, in collaborazione con IED, alcuni murales su una ventina di saracinesche in giro per Milano. L’idea era quella non di spaventare, ma di veicolare messaggi positivi e propositivi: sappi che non sei sola, siamo qui per darti una mano. Abbiamo poi lavorato sul diritto alla casa e sulla riappropriazione degli spazi, per poi toccare il tema della violenza contro gli afroamericani sulla scia del movimento Black Lives Matter. In futuro, dovremmo dedicarci anche a cause ambientali, che finora non abbiamo ancora avuto l’opportunità di affrontare. La bomboletta di per sé non è eco-friendly, ma sono stati fatti molti passi avanti rispetto al passato”. Esistono infatti anche vernici con formulazioni specifiche in grado di assorbire le emissioni di gas serra: lo abbiamo raccontato in un articolo dedicato proprio ai murales anti-smog.