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Milano 2030: di cosa parla il PGT

Il Piano di Governo del Territorio mira a innovare l’area metropolitana in una direzione di crescita sostenibile ed equa. Al centro delle azioni, l’ambiente, le periferie e il diritto alla casa

Una città green, vivibile, connessa, globale, inclusiva. È ciò che punta ad essere Milano entro il 2030. Una visione ambiziosa sostenuta dalle azioni concrete contenute nel PGT, il Piano di Governo del Territorio, approvato dal Consiglio Comunale il 14 ottobre 2019. In una fase di sviluppo della città sotto il profilo demografico, economico e turistico, il piano interviene per  rendere la crescita più equa, diffusa e sostenibile. Lo fa nell’ottica della rigenerazione urbana, ponendo al centro lo spazio pubblico e cercando di ampliare lo sguardo alle diverse dimensioni dell’abitare e alle esigenze di ogni fascia di popolazione, perché la città del futuro sia davvero di tutti. Tre i cardini a partire dai quali si innesta il processo d’innovazione: ambiente e cambiamenti climatici, periferie e quartieri, diritto alla casa e affitti calmierati.

Ambiente e cambiamenti climatici

Negli ultimi dieci anni, Milano ha affrontato il tema dell’ambiente con politiche di riduzione del traffico, potenziamento del trasporto pubblico, gestione dei rifiuti e incremento del verde. Tuttavia, la situazione attuale impone uno sforzo ulteriore. Uno degli obiettivi di maggiore impatto previsti dal Piano sarà la creazione di 20 nuovi parchi all’interno del territorio urbano. Al quale si aggiunge la piantumazione di 3 milioni di alberi e la realizzazione di un grande parco metropolitano attorno alla città.

Un’attenzione particolare è poi dedicata alla valorizzazione dei corsi d’acqua, con la riapertura dei Navigli. E alla riduzione dell’indice di consumo di suolo, con l’individuazione di 1,7 milioni di mq di aree non più edificabili. L’impronta ecologica del PGT passa anche per l’attuale normativa su interventi di ricostruzione, ristrutturazione e costruzione dei nuovi edifici, carbon neutral già a partire dal 2020. Un insieme di azioni congiunte, dunque, che possano contribuire insieme ad un’efficace pianificazione delle risorse ambientali ed ecologiche. In un contesto, come quello milanese, caratterizzato da alta urbanizzazione e condizioni di criticità ambientale.

Periferie e quartieri

Spesso, alla crescita delle città non corrisponde un’estensione omogenea dei benefici. Per contrastare il rischio di disuguaglianze e la ghettizzazione delle periferie, il Piano Quartieri prevede stanziamenti pari a 1,6 miliardi di euro, in larga parte fuori dalla cerchia della 90/91, uniti a misure volte a favorire gli investimenti privati. Metà degli introiti comunali da interventi urbanistici nel Municipio 1 verranno reinvestiti negli altri Municipi. Inoltre, per chi interviene nei cosiddetti “ambiti di rigenerazione” sono previsti sconti e agevolazioni. Come la riduzione del 50% delle monetizzazioni per il cambio di destinazione d’uso da produttivo a residenziale.

Prosegue il piano di riqualificazione in atto di 80 piazze milanesi, con un focus su 7 piazze strategiche (Loreto, Maciachini, Lotto, Romolo, Abbiategrasso, Trento e Corvetto) e 13 nodi di interscambio per ricucire i quartieri e il comune con la città metropolitana. Nel complesso, il Piano mette in luce la necessità di realizzare una struttura portante della vita urbana collettiva che si fonda sulla identità dei quartieri e facilita l’insediamento del piccolo commercio e dei servizi privati, privilegiando la mobilità pedonale e ciclabile.

Diritto alla casa e affitti calmierati

Il processo di riqualificazione in un’ottica di inclusione sociale passa necessariamente anche da una forte attenzione per il diritto alla casa. Per accogliere al meglio i nuovi abitanti serve un’offerta abitativa che veda crescere la quantità di housing sociale e di affitto, anche nell’edilizia libera. Attualmente a Milano ci sono 63mila alloggi di edilizia popolare, non raramente in stato di degrado. Se da un lato il Comune sta rigenerando 3mila alloggi popolari, dall’altro introduce norme volte a incrementare l’offerta di case in affitto a prezzi accessibili per lavoratori, studenti e famiglie che non hanno i requisiti per accedere all’edilizia popolare, ma allo stesso tempo non riescono ad affrontare il libero mercato.

Sono state individuate 9 aree per housing sociale ed edilizia popolare per circa 1.300 alloggi, che si sommano ai 6.200 previsti nell’ambito della rigenerazione degli scali ferroviari e in altri piani già approvati; inoltre, la quota obbligatoria di housing sociale nei nuovi interventi sale dal 35 al 40%. L’obiettivo a lungo termine è rendere la città luogo d’accoglienza, di ospitalità e di apertura. Non solo per chi già la abita, ma anche per chi vorrebbe abitarla.