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Ondate di calore: cosa sono e perché sono pericolose

Le temperature superiori ai 48 gradi che a inizio estate hanno colpito il Canada e il Nord America, hanno provocato centinaia di vittime. Un evento atmosferico che mette a serio rischio la salute delle persone e dell’intero ecosistema, del quale non siamo pienamente consapevoli

A inizio luglio, in Canada, le temperature hanno sfiorato i 50°C. L’ondata di calore ha causato centinaia di morti tra le fasce di popolazione più fragili. Si parla di un numero superiore alle 500 vittime. Eppure, lo scalpore che questa incredibile circostanza atmosferica ha suscitato è stato nettamente inferiore rispetto all’impatto emotivo generato da altri eventi visivamente più eclatanti, come le trombe d’aria o gli uragani. Si rischia così di sottovalutare un sintomo pericolosissimo dei cambiamenti climatici, con il quale ci troveremo inevitabilmente a fare i conti nei prossimi anni.

Che cosa sono le ondate di calore

Non è facile definire le ondate di calore. Il sito del ministero della Salute italiano spiega che si verificano “quando si registrano temperature molto elevate per più giorni consecutivi, spesso associate a tassi elevati di umidità, forte irraggiamento solare e assenza di ventilazione”. Quello che è certo, è che senza il riscaldamento globale questo fenomeno non si sarebbe verificato. Dal punto di vista della salute, l’ondata di calore rallenta o impedisce al nostro organismo il processo di raffreddamento che avviene tramite la sudorazione. L’umidità gioca quindi un ruolo centrale. Normalmente ciò non provoca un grave malessere immediato, ma innesca un malfunzionamento che può determinare diversi disturbi e, nei soggetti a rischio, la morte. Alcune persone sono in grado di acclimatarsi meglio di altre, se abituate a sostenere temperature elevate. Anche per questo l’ondata di caldo in Canada, dov’è generalmente fresco, ha causato tante vittime. In ogni caso, il corpo umano non è predisposto ad adattarsi a simili temperature.

Un pericolo per l’intero ecosistema

Non è solo la salute umana a subire le conseguenze delle ondate di calore. Gli animali, che non hanno gli strumenti per difendersi, sono ancora più a rischio. Secondo le analisi di alcuni biologi marini riportate dal New York Times, l’ondata di calore che ha colpito il Canada e il Nord America ha provocato una strage tra i crostacei e le stelle marine che popolano le acque poco profonde della costa del Pacifico. Le alte temperature hanno letteralmente “cotto” centinaia di milioni di esemplari, direttamente esposti ai potenti raggi solari con la bassa marea. Ovviamente in natura tutto è collegato: la morte dei molluschi determinerà l’assenza di cibo per tantissimi uccelli migratori che, sorvolando queste zone, non troveranno nulla da mangiare. Inoltre, acque così calde renderanno molto difficile la sopravvivenza di uova e larve di diverse specie marine: in alcune zone, si stimano tassi di mortalità elevatissimi.

Perché le sottovalutiamo

Banalmente, un incendio, uno tsunami o una bomba d’acqua colpiscono e impressionano lo sguardo dell’opinione pubblica. L’ondata di calore ha ucciso centinaia di persone in silenzio. Le vittime, inoltre, erano prevalentemente persone anziane o sole, appartenenti alle fasce di reddito più basse, senza accesso all’aria condizionata. La loro scomparsa non ha lasciato segni visibili. In generale, i cambiamenti climatici mietono vittime sul lungo periodo: l’invisibilità apparente dei fenomeni ad essi collegati fa sì che le persone non ne percepiscano la pericolosità e l’urgenza, e di conseguenza che non se ne facciano carico modificando i propri comportamenti. In più, a differenza di un ponte che crolla o di un villaggio costruito su una serie di abusi edilizi, qui non c’è nessuno contro cui puntare il dito. O meglio: in un certo senso siamo tutti corresponsabili. Lo sforzo comune, dunque, dev’essere orientato ad aumentare la consapevolezza dei rischi legati ai cambiamenti climatici, a tutti i livelli. Sottovalutarne gli effetti non farà altro che renderli più pericolosi.