Senza le PMI gli obiettivi climatici italiani al 2030 non saranno raggiunti
Un report di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e CNA illustra l’impatto delle piccole e medie imprese nella produzioni di emissioni di CO2 e spiega la necessità di un loro coinvolgimento nelle politiche per la decarbonizzazione
Le piccole e medie imprese costituiscono la colonna portante del tessuto produttivo italiano. Ciò implica che, se queste non saranno in grado di adeguarsi rapidamente ai requisiti indicati dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l’Italia, nel complesso, resterà indietro rispetto ad altri Paesi europei. In altre parole, non riusciremo a raggiungere la decarbonizzazione dichiarata dal governo e gli obiettivi climatici previsti dall’Onu in tempo utile. L’unica possibilità è un pieno coinvolgimento delle PMI nel processo di sostenibilità ambientale. È questa la conclusione a cui giunge il report realizzato da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e CNA sui consumi delle piccole e medie imprese italiane e sul loro approccio all’efficienza energetica e alle rinnovabili. Vediamone gli elementi salienti.
Le emissioni di CO2 delle PMI manifatturiere e delle costruzioni in Italia
Le piccole e medie imprese generano il 60% delle emissioni di CO2 del manifatturiero e delle costruzioni e consumano energia per oltre 16 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio). Una cifra pari al totale di gas utilizzato per riscaldare tutte le nostre case. Trascurabile la quota di consumi proveniente da fonti rinnovabili, che si ferma al 3%. È evidente che il peso delle piccole imprese non può essere sottovalutato: con 4,2 milioni di addetti, esse occupano l’87% dei lavoratori nel settore della manifattura e delle costruzioni in Italia producendo 661 miliardi di euro di fatturato. Tra le PMI prese in esame, i settori che più contribuiscono ai 44 milioni di tonnellate di CO2 prodotte nel complesso sono riconducibili a: produzione di materiali da costruzione (19%), siderurgia (19%), meccanica (16%), agroalimentare (13%).
La realizzazione di interventi in favore della sostenibilità da parte delle PMI
La seconda parte della ricerca presenta i risultati di un’indagine svolta su un migliaio di associati di CNA in merito alla realizzazione di interventi di efficienza energetica e di fonti rinnovabili di energia. Emerge che una impresa su due ha effettuato interventi di miglioramento energetico negli ultimi tre anni e l’86% di chi ha eseguito almeno un intervento ha agito sull’efficienza energetica, concentrandosi su interventi meno strutturali e più semplici, come l’illuminazione e la climatizzazione. Il 49% di chi ha eseguito almeno un intervento ha puntato sulle fonti rinnovabili, soprattutto per l’installazione di pannelli fotovoltaici e di pompe di calore. Infine, sul fronte degli incentivi, solo un’impresa su quattro ha usufruito di agevolazioni per gli interventi, in assenza di uno strumento adeguato allo specifico intervento e alle esigenze di piccole imprese.
Le proposte di CNA
Sulla base di questa ricerca, CNA avanza alcune proposte per promuovere un ruolo più attivo ed efficace delle PMI nella transizione energetica. Tra queste:
- riordinare il sistema degli incentivi superando la frammentazione e la complessità delle procedure, con strumenti a misura di PMI;
- puntare maggiormente sull’autoproduzione diffusa;
- riformare la struttura della bolletta energetica;
- semplificare le procedure di autorizzazione e l’iter di accesso agli incentivi.
L’idea è quindi, da una parte, diffondere una maggiore conoscenza sul peso e sulle potenzialità delle piccole e medie imprese relativamente al tema della riduzione delle emissioni. Dall’altra, contestualmente, offrire alle imprese stesse strumenti adeguati alle loro specificità in modo da incentivarle ad adottare provvedimenti per una maggiore sostenibilità e guidarle verso la decarbonizzazione.