La svolta green delle quotate
Deloitte ha analizzato i bilanci di 226 imprese italiane per testare il livello di sensibilità sul climate change. Nel 42% dei casi le relazioni finanziarie includono un’informativa sul tema: la consapevolezza è presente, ma deve ancora crescere
Quattro società italiane quotate su dieci parlano di cambiamento climatico nelle loro relazioni finanziarie. Il dato emerge da un’indagine di Deloitte, che ha analizzato i bilanci relativi all’esercizio 2019 di 226 imprese per sondare il livello di sensibilità sul tema. Dallo studio emerge che la consapevolezza del management sui rischi correlati al climate change sta iniziando a diffondersi, pur essendo ancora a uno stadio iniziale. E con ogni probabilità non potrà che migliorare, considerando la crescente attenzione dei consumatori e degli investitori a tutto ciò che ruota attorno alla questione della sostenibilità. Sempre più prioritaria anche in ambito aziendale.
I risultati dell’analisi
Deloitte ha rilevato che il 42% delle relazioni finanziarie analizzate include un’informativa sul tema, seppur con livelli di dettaglio molto diversificati. La maggior parte delle società che ha affrontato l’argomento ha fornito un’informativa con un livello di approfondimento basso (41%) o medio (39%), mentre solo il 20% lo ha approfondito con un livello di dettaglio alto. Le società che hanno fornito un alto livello di dettaglio nell’informativa dedicata al climate change appartengono prevalentemente ai settori petrolifero, chimico, energetico. E, in misura minore, ma comunque significativa, assicurativo e bancario.
“Dallo studio condotto traspare un buon grado di consapevolezza, soprattutto per le società appartenenti a settori caratterizzati da fattori di rischio più rilevanti – commenta Stefano Dell’Orto, Audit & Assurance Leader di Deloitte – Nei prossimi anni ci aspettiamo importanti cambiamenti e impatti significativi per le società, e conseguentemente per i loro bilanci sia in termini di assunzioni sottostanti le stime sia in termini di articolazione e trasparenza dell’informativa fornita”.
I settori in esame
Le società sono state classificate in 6 macro-settori e 18 sotto-settori. Dall’analisi emerge una prevalenza dell’informativa sul climate change nel settore Energy, Resources & Industrial, seguito a poca distanza dal Consumer (trasporti, ospitalità, servizi, retail, automotive). Non si distaccano di molto i servizi finanziari e, con una quota leggermente inferiore, il campo tecnologico. Risultano invece carenti l’ambito della salute e della pubblica amministrazione.
La collocazione dell’informativa
Per quanto riguarda la collocazione dell’informativa all’interno della relazione finanziaria annuale, dall’analisi è emerso che la quasi totalità ha presentato interventi sul climate change all’interno della relazione sulla gestione (96%). Guardando alle note integrative, in 17 casi su 95 è presente un’informativa sul tema. Eccezionalmente sono state riscontrate considerazioni di merito con riferimento alle singole voci di bilancio. L’argomento è principalmente trattato all’interno della lettera agli azionisti, rimarcandone il carattere strategico.
“L’impressione complessiva è quella di un management consapevole dei rischi correlati al climate change, con particolare focus sui profili gestionali e di business – conclude Mauro Di Bartolomeo, National Professional Practice Director – Sembra invece ancora mancare una correlazione tra informativa fornita in merito alla valutazione dei rischi e i relativi riflessi nell’elaborazione delle stime contabili. Appare ad uno stadio di maturità ancora iniziale anche l’informativa fornita in merito alla valutazione dei rischi inclusa nella nota integrativa: nella maggior parte dei casi vi sono riferimenti di carattere generale al climate change a proposito di strategia e rischi, ma non vi è una declinazione specifica o un’indicazione di come siano mitigati”.