Le applicazioni di AI consentono di misurare la quantità di gas serra prodotto, fornendo un utile supporto alle azioni di sostenibilità aziendale. Al contempo, contribuiscono esse stesse ad inquinare l’ambiente con un impronta non indifferente: quale aspetto prevale?
L’intelligenza artificiale rappresenta, allo stesso tempo, un’opportunità e un rischio dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Essa permette infatti di monitorare le emissioni di anidride carbonica, che spesso le aziende hanno difficoltà a calcolare, e di ottimizzare i processi produttivi. Tuttavia, programmare un’intelligenza artificiale richiede un elevato dispendio di energia e risulta dunque altamente inquinante. Prima di adottarla, sarebbe bene quindi calcolarne i costi e i benefici in termini di emissioni di Co2, anche se non è affatto facile in funzione delle tanti variabili in causa.
L’intelligenza artificiale come strumento a sostegno della sostenibilità
Partiamo dall’aspetto positivo. Il percorso delle aziende verso una maggiore sostenibilità è spesso ostacolato dalla difficoltà nel misurare il proprio impatto sull’ambiente. In altre parole, solo una piccolissima percentuale di imprese sa quanta Co2 produce. E di conseguenza non è in grado di valutare i risultati ottenuti attraverso le pratiche adottate. L’utilizzo di applicazioni dotate di intelligenza artificiale consente di monitorare l’andamento delle emissioni e di individuare le soluzioni più efficaci per ridurle in tempi rapidi. Parliamo di un cambiamento sostanziale, che potrebbe portare un’azienda a diminuire notevolmente le emissioni.
L’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale
Passiamo ora necessariamente all’altro lato della medaglia. La digital sustainability mostra come le nuove tecnologie digitali impattino molto più di quanto si possa immaginare sull’ambiente. Tra queste, rientra naturalmente anche l’intelligenza artificiale, essendo basata sull’accesso ad una vastissima quantità di dati e sull’utilizzo del cloud. Secondo uno studio dell’università del Massachusetts Amherst, negli Stati Uniti, sviluppare una singola intelligenza artificiale determina l’emissione di 284 tonnellate di anidride carbonica. Cinque volte l’impatto ambientale medio di un’automobile durante il suo intero ciclo di vita.
Per equilibrare il peso di questo paragone all’apparenza così imponente, è però necessario che ricordare che stiamo parlando della fase di “addestramento” dell’intelligenza artificiale, non del suo utilizzo. Come potrebbe essere, ad esempio, lo sviluppo di un traduttore online. Qualcosa che non avviene quotidianamente, dunque, né è appannaggio di un numero di persone così elevato come lo è l’utilizzo di un’auto.
I margini di riduzione dell’inquinamento prodotto dall’AI
Oltre a ciò, bisogna tenere conto delle energie rinnovabili che colossi del web come Google e Amazon stanno implementando. Quest’ultimo è sicuramente un aspetto sul quale puntare con decisione per controbilanciare l’impatto negativo dell’intelligenza artificiale. Infine, quello dell’intelligenza artificiale è ancora un settore agli esordi: è altamente probabile che con il tempo i processi di apprendimento saranno più rapidi e più efficienti. In questo modo il consumo di energia che oggi questa attività produce sarà meno importante.
L’intelligenza artificiale rimane dunque al momento una tecnologia controversa dal punto di vista della sua relazione con la sostenibilità ambientale. Tuttavia, gli ampi margini di miglioramento esistenti consentono di immaginare un suo utilizzo più bilanciato e consapevole in un futuro non troppo lontano.