Le tecniche di coltivazione verticale permettono di evitare il consumo di suolo e di risparmiare acqua, producendo ortaggi biologici a chilometro zero. Ecco come funzionano e quali progetti sono già stati realizzati
Ogni anno, per produrre cibo, la popolazione mondiale utilizza una porzione di terreno grande quanto il Sud America. Non parliamo di allevamenti, ma soltanto di semina e raccolta. In altri termini, di agricoltura tradizionale. Lo riporta il professore Dickson Despommier, autore del libro “The Vertical Farm: Feeding the World in the 21st Century”, grazie al quale la conoscenza e la ricerca sulle coltivazioni verticali ha iniziato a diffondersi. Si tratta di un metodo che, sfruttando appunto le superfici verticali, specialmente in contesti urbani, permette di risparmiare suolo e risorse naturali. Il vertical farming si basa su ecosistemi chiusi in grado di autoalimentarsi e di garantire alla popolazione cibo sano e controllato. Vediamo come funziona, quali sono i vantaggi e qual è la situazione in Italia.
Cos’è il vertical farming
Con il termine vertical farm ci si riferisce generalmente a un edificio in grado di accogliere un’intera filiera agroalimentare, dalla produzione al consumo. Anche se, nelle sue applicazioni più diffuse, si limita per ora alla produzione e alla trasformazione. Le vertical farm si utilizzano per coltivare piante di piccole dimensioni e a ciclo di vita breve. L’esempio più frequente è l’insalata. Il processo di coltivazione avviene interamente all’interno in condizioni ambientali ideali ricreate artificialmente. Luce, umidità, temperatura, nutrienti sono forniti in base alle precise esigenze delle piante. L’illuminazione si ottiene da sistemi di riconversione degli scarti o energie rinnovabili. Infatti, nonostante sia diffusa l’immagine di grattacieli vetrati adibiti alla coltivazione, il vertical farming si può praticare ovunque, anche sottoterra. In ogni caso, è evidente l’impatto immediato sul risparmio di suolo.
Le tecniche di coltivazione
Il vertical farming prevede esclusivamente tecniche di coltivazione a ciclo chiuso. Questo significa che nulla viene sprecato. Le principali modalità di coltivazione sono tre: idroponica, acquaponica e aeroponica. La terra non viene mai utilizzata.
- La coltivazione idroponica è la più diffusa e consiste nell’irrorare le radici delle piante con una soluzione di acqua, minerali e sostanze nutritive. Ciò può avvenire tramite alloggi a canaline nei quali scorre la soluzione, sistemi galleggianti o di irrigazione a goccia. Il risparmio di acqua è notevole e le piante crescono più velocemente.
- Il metodo acquaponico combina agricoltura e allevamento ittico. Alla tecnica idroponica si unisce l’acquacoltura, dando vita a un ambiente in cui convivono e crescono piante e pesci. La tecnica è simile alla precedente, con la differenza che l’acqua in cui sono immerse le radici delle piante è direttamente collegata a delle vasche che ospitano dei pesci, che apportano sostanze nutritive utili alla vegetazione. Allo stesso tempo, le piante purificano l’acqua per i pesci. In un circolo virtuoso che permette di risparmiare tanta acqua tagliando contemporaneamente i costi dei fertilizzanti.
- Nel metodo aeroponico, infine, le radici delle piante vengono semplicemente nebulizzate con una soluzione di acqua e sostanze nutritive. Il risparmio di acqua è ancora maggiore, ma i costi iniziali sono più elevati.
I vantaggi del vertical farming
Abbiamo già citato il primo, fondamentale vantaggio del vertical farming. Cioè il risparmio del suolo e di una risorsa fondamentale come l’acqua. Ma non abbiamo parlato della qualità del cibo prodotto. Essendo sistemi chiusi, queste coltivazioni limitano al massimo la contaminazione da inquinanti e fattori esterni. Un elemento molto importante considerando il tasso elevato di smog delle grandi città. I prodotti coltivati, inoltre, sono completamente biologici, perché non servono fertilizzanti o pesticidi. Infatti, le erbe infestanti o i parassiti non sono in grado di entrare nell’ecosistema. Infine, il vertical farming permette di produrre ortaggi anche fuori stagione, a chilometro zero, con ulteriori ricadute positive sulla salute e sull’ambiente.
I progetti e le prospettive in Italia
Considerati i vantaggi, il vertical farming appare come un metodo rivoluzionario, che andrebbe applicato su larga scala in tutte le nostre città. In realtà, siamo ancora agli esordi di questa pratica, anche se molti esperimenti si sono compiuti positivamente. Tra i primi Skyland, presentato in occasione di Expo 2015, e tra i più recenti il progetto Planet Farms, che ha l’obiettivo di realizzare la più grande vertical farm europea a Cavenago, Milano. Probabilmente, un livellamento dei costi di installazione permetterà una diffusione più ampia del vertical farming, che intanto sta crescendo anche in una dimensione privata, con piccoli sistemi realizzati per uso domestico. Inoltre, diverse amministrazioni pubbliche stanno valutando l’applicazione per riqualificare zone sottoutilizzate o degradate promuovendo l’agricoltura urbana e il contatto con la natura.