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Cos’è il bilancio di sostenibilità

Il bilancio di sostenibilità è lo strumento aziendale di rendicontazione dei risultati economici, ambientali e sociali realizzati in un determinato periodo. Qui le sue implicazioni e utilità.

Il bilancio di sostenibilità è uno strumento sempre più centrale per le aziende moderne, poiché consente di rendicontare in modo trasparente i risultati economici, ambientali e sociali raggiunti in un determinato periodo. La crescente attenzione verso la responsabilità sociale e ambientale ha reso questa pratica un punto di riferimento per le imprese che vogliono migliorare la loro immagine, ottimizzare i processi e contribuire attivamente a un futuro più sostenibile.

 

Cos’è il bilancio di sostenibilità?

Il bilancio di sostenibilità, o sustainability report, è il documento con cui un’azienda comunica le proprie performance non finanziarie in un certo periodo di tempo (normalmente, un anno). Esso integra tre dimensioni principali:

 

  • Economica, con il bilancio d’esercizio.
  • Ambientale, attraverso il bilancio ambientale.
  • Sociale, tramite il bilancio sociale.

 

Questo strumento non è solo un obbligo normativo per alcune categorie di imprese, ma rappresenta una sintesi dei valori aziendali, evidenziando l’impatto delle attività aziendali su tutti gli stakeholder, dalla comunità locale ai dipendenti e agli investitori.

 

Obbligo di redigere il bilancio di sostenibilità

Con l’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), l’obbligo di redigere il bilancio di sostenibilità si è esteso a molte più aziende. Questo rappresenta un passaggio cruciale per promuovere la trasparenza e la responsabilità aziendale.

 

Quali aziende sono obbligate a redigerlo?

Secondo la normativa aggiornata, devono redigere il bilancio di sostenibilità:

 

  • Grandi imprese con oltre 250 dipendenti, un fatturato annuo superiore a 40 milioni di euro o un totale attivo di bilancio superiore a 20 milioni di euro.
  • Aziende quotate in borsa, indipendentemente dalle dimensioni.
  • PMI quotate, con scadenze più estese per adeguarsi (fino al 2026).

 

Le aziende che non rientrano in queste categorie non sono obbligate, ma molte scelgono di redigere volontariamente il bilancio di sostenibilità per migliorare la propria immagine e soddisfare le crescenti aspettative di clienti e investitori.

 

Bilancio d’esercizio e bilancio di sostenibilità: le differenze

 

Il bilancio d’esercizio è il documento che rendiconta i risultati finanziari dell’azienda.

 

Ogni società per legge deve infatti redigere periodicamente un documento che illustri una sintesi della sua situazione economico-finanziaria: costi e ricavi, in generale la fotografia dei suoi risultati e del suo stato patrimoniale. Questo documento si chiama appunto bilancio di esercizio. 

 

Risponde all’obbligo di un’azienda di essere trasparente sulla propria situazione patrimoniale e finanziaria e sui risultati economici più recenti: un onere imposto dal codice civile (artt. da 2423 a 2435bis). Questa esigenza nasce dal dovere di accountability ovvero rendere conto delle proprie attività ai propri stakeholder (i portatori di interesse, i soggetti direttamente o indirettamente interessati dall’attività di un’azienda).

 

Il bilancio di esercizio non tiene conto delle esternalità: un concetto economico che riunisce l’insieme degli effetti esterni connessi a un’attività produttiva, che possono essere positivi (es. creare asili nido aziendali) oppure negativi (es. generare emissioni nocive nell’ambiente). Per questo, a fianco del bilancio di esercizio, oggi le aziende realizzano un bilancio ambientale e uno sociale: il quadro analitico complessivo che si trae dai tre documenti genera il bilancio di sostenibilità. 

 

I presupposti storici del bilancio di sostenibilità

La devastazione degli ambienti naturali, l’inquinamento atmosferico, il surriscaldamento globale, la sostenibilità alimentare, lo sfruttamento delle risorse e dei lavoratori: temi scarsamente considerati in relazione alle attività imprenditoriali, hanno conquistato l’attenzione pubblica a partire dalla fine del secolo scorso.

 

Anche se il primo esperimento di rendicontazione non finanziaria con un’ottica sociale risale addirittura al 1938, per volere dell’azienda tedesca Aeg, la guerra e la ricostruzione rallentarono l’introduzione di nuovi elementi nei bilanci aziendali. Solo nel 1977, in Francia, venne approvata la prima legge che imponeva la redazione del bilancio sociale per le imprese con più di 750 dipendenti. 

 

L’anno successivo, il Gruppo Merloni in Italia pubblicò il suo primo bilancio sociale: bisognerà attendere il 1992 per la pubblicazione di un nuovo bilancio sociale da parte di una grande azienda italiana, Ferrovie dello Stato. In quell’anno, soprattutto, il bisogno di una rendicontazione ambientale e sociale dell’impatto di un’azienda ha trovato una sintesi a livello internazionale. È successo alla UNCED di Rio de Janeiro nel 1992 (“Summit della Terra”), la prima conferenza mondiale dei capi di Stato sull’ambiente che attraverso gli obiettivi dell’Agenda 21 ha affrontato l’impatto delle attività umane sul clima, attraverso un nuovo modo di concepire ambiente, economia e società.

 

Per questo dai primi anni Duemila, accademici, economisti e politici come Mikhail Gorbachev hanno diffuso un messaggio chiaro: “Business as usual is no longer an option”. Cioè ricavi e costi non sono i soli elementi da considerare nel bilancio di un’azienda, perché non sono solo clienti, azionisti e dipendenti ad essere interessati dalla sua attività economica. Da queste considerazioni nasce la responsabilità sociale di impresa (Corporate Social Responsibility, CSR), il cui principale strumento di comunicazione è il bilancio di sostenibilità.

 

Come si redige un bilancio di sostenibilità

Per redigere un bilancio di sostenibilità è necessario seguire standard riconosciuti a livello internazionale, tra cui:

 

Global reporting initiative

Si tratta di indicazioni che cercano di coprire i vari aspetti pratici in cui si può declinare il concetto di sostenibilità. Dal primo luglio del 2018 sono state inaugurate 36 linee guida specifiche, tra queste:

 

  • le emissioni di gas serra
  • l’impronta idrica
  • il consumo di energia
  • le politiche adottate verso i lavoratori

 

SA 8000

Uno standard invece più specifico e riconosciuto è il SA 8000 (Social Accountability 8000), il primo a livello internazionale con cui si garantisce che un’organizzazione è responsabile dal punto di vista dei lavoratori. Tra gli indicatori volti a identificare alcuni aspetti della gestione aziendale nella responsabilità sociale d’impresa:

 

  • Il rispetto dei diritti umani
  • Il rispetto dei diritti dei lavoratori
  • La tutela contro lo sfruttamento dei minori
  • La garanzie di sicurezza e la salubrità sul posto di lavoro

 

Sono quasi 4500 le aziende dislocate in 61 paesi diversi che risultano certificate da questo sistema. E nel 2020 l’Italia risulta essere il primo paese al mondo per numero di imprese che usano questa certificazione.

 

European Sustainability Reporting Standards (ESRS)

Gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) sono le linee guida ufficiali sviluppate dall’EFRAG per garantire una rendicontazione di sostenibilità chiara e standardizzata. Obbligatori per le aziende soggette alla CSRD, definiscono i criteri per misurare e comunicare gli impatti ESG, favorendo trasparenza e comparabilità.

 

Anche i 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals) approvati nel 2015 alla COP 21 di Parigi sono diventati un punto di riferimento importante nella redazione di un bilancio di sostenibilità. E sicuramente da qui al 2030 saranno sempre più rilevanti per guidare le scelte delle attività aziendali volte a crescere il proprio impegno verso l’adozione di politiche sostenibili. Muovendosi da un’idea di responsabilità sociale d’impresa, la nota CSR, a uno più efficace socialmente e innovativo, identificato dal concetto di CSV (Creating Shared Value).

 

Le fasi principali per redigere il bilancio di sostenibilità

  1. Definizione degli obiettivi: identificare lo scopo del bilancio, come il miglioramento della trasparenza o l’adempimento agli obblighi normativi.
  2. Analisi di materialità: individuare i temi più rilevanti per l’azienda e gli stakeholder.
  3. Raccolta dati: includere informazioni verificabili su emissioni, consumo di risorse e politiche aziendali.
  4. Coinvolgimento degli stakeholder: garantire che il bilancio rifletta un dialogo aperto con tutti i portatori d’interesse.

 

I vantaggi di un bilancio di sostenibilità

Un bilancio di sostenibilità ben redatto offre numerosi vantaggi, tra cui:

 

  • Conformità normativa: rispettare gli obblighi di legge riduce il rischio di sanzioni.
  • Vantaggio competitivo: le aziende trasparenti in ambito ESG sono più attrattive per investitori e clienti.
  • Ottimizzazione dei costi: monitorare l’uso delle risorse aiuta a individuare inefficienze e ridurre le spese.
  • Miglioramento della reputazione: comunicare l’impegno verso la sostenibilità rafforza la fiducia degli stakeholder.

 

Bilancio di sostenibilità e futuro: il 2025 e oltre

Con l’avvento della CSRD e l’obbligo di rendicontazione per molte aziende, il bilancio di sostenibilità è destinato a evolversi ulteriormente.

 

Tra le tendenze più rilevanti ci sono:

 

  • Maggiore digitalizzazione: l’uso di software avanzati per la raccolta e l’analisi dei dati.
  • Focus su climate change: approfondimenti su emissioni e strategie per la transizione ecologica.
  • Allineamento agli SDGs: le aziende si concentreranno sempre più sul contributo agli obiettivi globali.

 

Il bilancio di sostenibilità non è solo uno strumento di rendicontazione, ma un vero e proprio asset strategico per le aziende che vogliono crescere in modo responsabile e competitivo. Con l’introduzione della CSRD, diventa fondamentale per molte imprese adottare una mentalità proattiva e integrata verso la sostenibilità.