Per decenni abbiamo misurato il successo economico di un Paese attraverso un unico numero: il Prodotto Interno Lordo (PIL). Ma questo indicatore nasconde un problema fondamentale. Conta come crescita anche ciò che distrugge l’ambiente, trasformando i danni ambientali in apparenti guadagni economici.
Il PIL verde nasce proprio per superare questo limite. Non si tratta di un semplice aggiustamento tecnico, ma di un cambio di prospettiva su cosa significhi davvero “progresso”.
Cos’è il PIL verde
Il PIL verde è un indice che integra la misurazione economica tradizionale con il valore del capitale naturale. Il suo nome tecnico è “Inclusive Wealth Index” (IWI), proposto dalle Nazioni Unite per valutare se una nazione usa le proprie risorse in modo sostenibile.
A marzo 2021, l’ONU ha fatto un passo storico: la Commissione Statistica delle Nazioni Unite ha adottato il Sistema di Contabilità Economico-Ambientale per gli Ecosistemi (SEEA Ecosystem Accounting). Il Segretario Generale António Guterres lo ha definito “un passo storico verso la trasformazione del modo in cui vediamo e valutiamo la natura”.
Questo nuovo framework permette di integrare nella sostenibilità economica anche gli aspetti ambientali, offrendo una visione più completa del benessere di una nazione.
Il Problema del PIL tradizionale
Per capire l’importanza del PIL verde, dobbiamo prima comprendere i limiti del PIL classico.
I paradossi della misurazione attuale
Gli attuali sistemi di contabilità nazionale considerano i costi dell’inquinamento con segno positivo. Un esempio concreto: le spese ospedalarie per curare malattie causate da inquinamento aumentano il PIL. Lo stesso vale per gli investimenti necessari a ridurre le emissioni nocive.
Questo crea situazioni paradossali:
- Un disastro ambientale che richiede bonifiche aumenta il PIL
- L’estrazione intensiva di risorse non rinnovabili viene contata come ricchezza
- La perdita di biodiversità non viene considerata una perdita economica
I danni climatici rappresentano circa l’1,5% del PIL nei Paesi sviluppati, ma possono raggiungere il 2-9% nei Paesi in via di sviluppo. Eppure il PIL tradizionale non li sottrae dalla ricchezza nazionale.
Strumenti come l’impronta ecologica e la carbon footprint evidenziano proprio questi aspetti ignorati dal PIL, quantificando l’impatto reale delle attività umane.
Come funziona il PIL verde: Il framework SEEA
Il Sistema SEEA si basa su cinque “conti” fondamentali che lavorano insieme per fotografare la relazione tra economia e ambiente.
1. Estensione degli ecosistemi
Misura quanto territorio occupa ogni tipo di ecosistema (foreste, zone umide, praterie) e come cambia nel tempo. Se una foresta viene abbattuta per fare spazio a campi coltivati, questo cambiamento viene registrato.
2. Condizione degli ecosistemi
Valuta lo stato di salute degli ecosistemi: sono in miglioramento o in degrado? Un ecosistema sano fornisce più servizi, uno degradato ne fornisce meno.
3. Servizi ecosistemici
Quantifica i “servizi” che la natura fornisce gratuitamente: purificazione dell’acqua, impollinazione delle colture, regolazione del clima, protezione dalle inondazioni. Il filtraggio naturale dell’acqua piovana da parte degli ecosistemi, per esempio, riduce i costi di trattamento idrico per cittadini e imprese.
4. Flussi economici
Registra come questi servizi naturali contribuiscono alle attività economiche e al benessere sociale. Misura il valore concreto che la natura genera per l’economia.
5. Valore monetario del capitale naturale
Calcola quanto “valgono” gli asset ecosistemici, registrando aumenti, diminuzioni e cambiamenti di qualità. Questo permette di stimare il flusso annuo totale generato dai servizi ecosistemici.
I criteri ESG offrono alle aziende parametri complementari per integrare sostenibilità ambientale, sociale e di governance nelle strategie aziendali, allineandosi perfettamente con la logica del PIL verde.
Le differenze chiave tra PIL tradizionale e PIL verde
La differenza fondamentale sta nell’approccio:
PIL tradizionale
- Conta solo transazioni economiche
- Ignora il depauperamento delle risorse
- Considera positivi anche i costi di riparazione dei danni ambientali
- Visione a breve termine
PIL verde
- Integra capitale economico e naturale
- Sottrae i costi del degrado ambientale
- Valuta la sostenibilità a lungo termine
- Include dati spaziali dettagliati sugli ecosistemi
L’European Green Deal rappresenta un esempio concreto di come le politiche stiano evolvendo verso questa visione integrata, che considera crescita economica e tutela ambientale come obiettivi complementari.
Perché il PIL verde è importante oggi
Lotta al cambiamento climatico
L’adozione del PIL verde arriva mentre il pianeta si avvia verso un riscaldamento di almeno 3°C entro il 2100. Questo strumento permette di misurare con precisione gli sforzi di decarbonizzazione e i progressi verso la neutralità climatica.
La riduzione delle emissioni GHG diventa quantificabile non solo in tonnellate di CO2, ma nel suo vero contributo al benessere economico.
Protezione della biodiversità
Il SEEA è particolarmente efficace nel misurare la diversità degli ecosistemi, la loro estensione e condizione. Questo aiuta a dimostrare quanto la biodiversità sia essenziale per l’economia, rafforzando il caso per la sua protezione.
Decisioni politiche informate
Il PIL verde fornisce ai governi dati robusti per prendere decisioni strategiche. Attraverso la rendicontazione di sostenibilità e il bilancio di sostenibilità, anche le aziende possono integrare questi principi nei loro report.
Giustizia sociale
I danni ambientali colpiscono per prime le popolazioni più povere e vulnerabili, che dipendono direttamente dalle risorse naturali. Il PIL verde rende visibili queste disuguaglianze, promuovendo politiche più eque in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Supporto all’economia circolare
Il PIL verde valorizza naturalmente i modelli di economia circolare e la transizione ecologica. Le aziende che riducono sprechi, riutilizzano materiali e rigenerano ecosistemi vengono finalmente riconosciute come economicamente vantaggiose.
L’Implementazione globale
Oltre 34 Paesi utilizzano già i conti ecosistemici per orientare le loro politiche. Con l’adozione del framework SEEA come standard internazionale, molti altri Paesi stanno preparando l’implementazione.
In Europa, la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) sta spingendo le aziende ad adottare metriche più ampie di performance, perfettamente allineate con la filosofia del PIL verde.
La sostenibilità ambientale non è più solo un imperativo etico, ma diventa una leva strategica misurabile per il successo aziendale a lungo termine.
Verso un nuovo paradigma economico
Il PIL verde non sostituisce completamente il PIL tradizionale, ma lo integra con informazioni essenziali che erano state ignorate troppo a lungo. Rappresenta il riconoscimento che un’economia sana non può esistere su un pianeta malato.
António Guterres ha sintetizzato efficacemente questa visione: “Dobbiamo riflettere il vero valore della natura in tutte le nostre politiche, piani e sistemi economici. Le ricompense saranno immense”.
Misurare il progresso significa guardare oltre i numeri di vendita trimestrale e considerare se stiamo costruendo un futuro vivibile. Il PIL verde ci offre finalmente gli strumenti per farlo con precisione e rigore scientifico.