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Transition Bond: cosa sono e come funzionano

Nel panorama della finanza sostenibile, accanto ai più noti green bond, stanno emergendo nuovi strumenti finanziari progettati per sostenere la transizione ecologica di settori tradizionalmente ad alto impatto ambientale.

Tra questi, i transition bond rappresentano una soluzione innovativa per finanziare il percorso di decarbonizzazione di aziende che operano in settori “hard to abate”, ovvero difficili da decarbonizzare.

Cosa sono i transition bond

transition bond sono obbligazioni emesse con la finalità specifica di sostenere la transizione energetica di un’azienda verso un modello di business più sostenibile. Si tratta di titoli di debito che consentono alle imprese di raccogliere capitali da destinare esclusivamente a progetti e iniziative volti a ridurre le emissioni di gas serra e migliorare le proprie prestazioni ambientali nel tempo.

A differenza dei green bond, che finanziano progetti già pienamente sostenibili e allineati ai criteri ambientali più stringenti, i transition bond sono pensati per aziende che attualmente hanno un elevato impatto ambientale ma che dimostrano un impegno credibile e misurabile verso la riduzione delle proprie emissioni. Rappresentano quindi uno strumento ponte tra l’economia tradizionale ad alta intensità di carbonio e l’economia a basse emissioni.

Il concetto chiave è che questi bond finanziano il percorso di transizione piuttosto che attività già completamente “verdi”. Questo li rende particolarmente rilevanti per settori come energia fossile, trasporti marittimi, industria pesante, cemento e acciaio, che difficilmente possono accedere al mercato dei green bond tradizionali ma che svolgono un ruolo cruciale nella transizione ecologica globale.

Come funzionano i transition bond

Il funzionamento dei transition bond si basa su un framework strutturato che definisce con precisione come i proventi raccolti verranno utilizzati e quali obiettivi di miglioramento ambientale l’emittente si impegna a raggiungere.

Transition Bond Framework – L’emittente deve pubblicare un documento chiamato “Transition Bond Framework” che definisce le linee guida per l’emissione e stabilisce:

  • Gli obiettivi di riduzione delle emissioni che l’azienda intende raggiungere
  • I progetti specifici che verranno finanziati con i proventi dell’emissione
  • Le tempistiche per il raggiungimento degli obiettivi
  • I criteri di eleggibilità dei progetti
  • Le metriche di misurazione e monitoraggio dei progressi

Utilizzo dei proventi – I fondi raccolti attraverso l’emissione dei transition bond devono essere destinati esclusivamente a progetti di transizione energetica documentabili e misurabili. Questi possono includere:

  • Sviluppo di infrastrutture per energie rinnovabili (ad esempio gasdotti predisposti per il trasporto di idrogeno verde)
  • Progetti di efficientamento energetico degli impianti produttivi
  • Sostituzione di tecnologie obsolete con soluzioni a minore impatto ambientale
  • Investimenti in ricerca e sviluppo per tecnologie di decarbonizzazione
  • Conversione di centrali elettriche da carbone a gas naturale nei paesi emergenti
  • Installazione di sistemi di riduzione delle emissioni di metano

Rendicontazione e trasparenza – Gli emittenti sono tenuti a pubblicare report periodici (generalmente annuali) che documentano:

  • L’allocazione dei fondi raccolti
  • I progressi compiuti nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni
  • L’impatto ambientale dei progetti finanziati
  • Gli scostamenti rispetto al piano iniziale e le relative azioni correttive

Verifica esterna – Per garantire credibilità e trasparenza, i transition bond richiedono generalmente una verifica da parte di un revisore esterno indipendente che valuti la conformità del framework agli standard internazionali e l’effettiva destinazione dei fondi ai progetti dichiarati.

Caratteristiche principali dei transition bond

I transition bond presentano caratteristiche specifiche che li distinguono nel panorama degli strumenti di finanza sostenibile.

Target emittenti specifici

Sono pensati principalmente per aziende nei cosiddetti settori hard to abate, ovvero quelli con elevate emissioni di carbonio che non possono essere decarbonizzati rapidamente ma che sono essenziali per l’economia: energia fossile in fase di transizione, trasporti marittimi e aerei, industria chimica, siderurgia, cemento, produzione di alluminio.

Approccio orientato al percorso 

I transition bond finanziano il percorso verso la sostenibilità. L’enfasi è posta sul miglioramento progressivo e misurabile piuttosto che sulla conformità immediata a standard ambientali stringenti.

Credibilità della strategia di transizione 

L’emittente deve dimostrare di avere una strategia di transizione credibile, supportata da:

  • Obiettivi scientificamente fondati (ad esempio allineati alla Science Based Targets initiative)
  • Investimenti significativi in ricerca e sviluppo
  • Governance dedicata alla gestione della transizione
  • Impegno del top management

Misurabilità dell’impatto

I progetti finanziati devono produrre una riduzione misurabile e verificabile delle emissioni. Non sono ammessi progetti che semplicemente mantengono lo status quo o che producono benefici ambientali marginali.

Allineamento agli obiettivi climatici 

I transition bond devono essere coerenti con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, e possibilmente entro 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali.

Differenze con i green bond

Sebbene entrambi appartengano alla famiglia degli strumenti di finanza sostenibile, transition bond e green bond presentano differenze sostanziali.

Tipo di progetti finanziabili 

green bond finanziano esclusivamente progetti già pienamente sostenibili e allineati a criteri ambientali rigorosi: impianti di energia solareenergia eolica, mobilità elettrica, edilizia a emissioni zero. I transition bond finanziano progetti che rappresentano un miglioramento significativo ma non necessariamente la soluzione finale: conversione da carbone a gas, efficientamento di processi industriali esistenti, infrastrutture dual-fuel che preparano alla transizione futura.

Emittenti tipici 

I green bond vengono emessi principalmente da aziende già attive in settori sostenibili (utilities rinnovabili, aziende tech green) o da istituzioni pubbliche per progetti verdi. I transition bond sono emessi da aziende in settori tradizionalmente inquinanti che stanno avviando un percorso di trasformazione (compagnie petrolifere, utilities basate su fossili, industrie pesanti).

Criteri di eleggibilità 

I green bond seguono standard riconosciuti come i Green Bond Principles dell’ICMA o il più recente European Green Bond Standard (EuGBS), che richiedono l’allineamento alla Tassonomia UE delle attività sostenibili. I transition bond hanno criteri più flessibili, focalizzati sul miglioramento relativo e sul percorso di transizione, con maggiore attenzione alla traiettoria di riduzione delle emissioni nel tempo.

Percezione del mercato 

I green bond godono generalmente di maggiore fiducia da parte degli investitori ESG più rigorosi. I transition bond affrontano un maggiore scrutinio e rischio di essere accusati di greenwashing, richiedendo quindi maggiore trasparenza e verifica esterna.

Esempio pratico

Un’azienda che produce energia al 100% da fonti rinnovabili emetterà green bond per espandere la capacità installata. Un’utility che oggi produce energia principalmente da carbone ma investe nella conversione a gas e nello sviluppo di capacità rinnovabile emetterà transition bond per finanziare questa trasformazione.

Chi emette i transition bond

I transition bond possono essere emessi da diverse tipologie di soggetti, accomunati dall’operare in settori ad alta intensità di carbonio e dall’avere una strategia credibile di decarbonizzazione.

Aziende energetiche in transizione

Compagnie che gestiscono reti di trasporto gas e che stanno preparando le infrastrutture per energie rinnovabili e idrogeno verde. L’esempio più noto in Italia è stato Snam, che nel giugno 2020 ha emesso il primo transition bond italiano da 500 milioni di euro, i cui proventi sono stati destinati a progetti per la preparazione della rete alla transizione energetica, inclusi gasdotti predisposti per l’idrogeno e sistemi per ridurre le emissioni di metano.

Compagnie petrolifere e del gas 

Grandi multinazionali dell’energia fossile che stanno investendo massicciamente nella diversificazione verso le rinnovabili e nella riduzione delle emissioni delle proprie operazioni, come TotalEnergies, Shell ed Eni.

Settore dei trasporti 

Compagnie di navigazione marittima che stanno convertendo le flotte da gasolio pesante (bunker fuel) a gas naturale liquefatto (GNL) come soluzione ponte verso combustibili a zero emissioni. Il trasporto marittimo rappresenta circa il 3% delle emissioni globali e la transizione richiede investimenti massicci.

Industria pesante 

Produttori di acciaio, cemento, alluminio e chimica che stanno implementando tecnologie per ridurre le emissioni dei processi produttivi, settori che rappresentano circa il 30% delle emissioni industriali globali.

Utilities in transizione 

Aziende che forniscono servizi pubblici (elettricità, gas, acqua) e che stanno gradualmente decarbonizzando il proprio mix energetico, spostandosi da carbone verso gas e rinnovabili.

Istituzioni finanziarie

Banche e istituzioni di sviluppo che emettono transition bond per finanziare portafogli di prestiti a progetti di transizione energetica, specialmente nei paesi emergenti dove la dipendenza dal carbone è ancora elevata.

Vantaggi dei transition bond

I transition bond offrono vantaggi significativi per diversi stakeholder coinvolti nel processo di transizione ecologica.

Per gli emittenti 

Accesso al capitale degli investitori ESG che altrimenti non investirebbero in aziende di settori “marroni”. Diversificazione delle fonti di finanziamento e possibile riduzione del costo del capitale. Dimostrazione concreta dell’impegno verso la sostenibilità, migliorando la reputazione aziendale. Possibilità di attrarre investitori di lungo termine interessati alla transizione. Strumento per comunicare in modo trasparente la propria strategia climatica.

Per gli investitori

Opportunità di sostenere concretamente la transizione dei settori più inquinanti, dove l’impatto potenziale è maggiore. Accesso a rendimenti competitivi mantenendo criteri di sostenibilità. Diversificazione del portafoglio di investimenti ESG. Contributo effettivo alla riduzione delle emissioni globali piuttosto che solo finanziare attività già verdi.

Per la transizione climatica 

I transition bond colmano un gap critico: senza capitale dedicato, i settori ad alto impatto non possono trasformarsi. Mobilizzano risorse verso le aree dove la riduzione delle emissioni è più urgente e impattante. Accelerano l’innovazione tecnologica in settori tradizionalmente carbon-intensive. Facilitano una transizione giusta che non abbandona interi settori industriali e le loro comunità.

Rischi, svantaggi e criticità dei transition bond

Nonostante i potenziali benefici, i transition bond presentano rischi specifici che investitori ed emittenti devono considerare attentamente.

Rischio di greenwashing 

Il principale rischio è che i transition bond vengano utilizzati per operazioni di greenwashing, dove aziende dichiarano obiettivi ambiziosi senza un reale impegno o investimenti adeguati. La mancanza di uno standard universalmente riconosciuto per i transition bond rende più difficile valutare la genuinità degli impegni.

Mancanza di standardizzazione

A differenza dei green bond, per i quali esistono standard consolidati (Green Bond Principles, EU Green Bond Standard), i transition bond non hanno ancora un framework uniforme riconosciuto a livello globale. Questo crea incertezza per gli investitori e possibilità di interpretazioni molto diverse di cosa costituisca una “transizione credibile”.

Complessità di valutazione 

Valutare la credibilità di una strategia di transizione richiede competenze tecniche specifiche e analisi approfondite settoriali. Gli investitori devono essere in grado di distinguere tra piani realistici e dichiarazioni di facciata.

Rischio di tecnologia 

I progetti di transizione spesso si basano su tecnologie non ancora pienamente mature o scalabili (come l’idrogeno verdeo la cattura del carbonio), introducendo rischi tecnici ed economici.

Rischio normativo 

L’evoluzione delle normative ambientali e della tassonomia UE potrebbe rendere alcuni progetti di transizione non più conformi o eleggibili in futuro, creando incertezze per gli investitori.

Dipendenza dal percorso 

Il rischio che un’azienda non rispetti gli obiettivi intermedi del piano di transizione o che rallenti gli investimenti una volta raccolti i capitali attraverso i bond.

Critiche dal movimento ambientalista 

Alcuni gruppi ambientalisti criticano i transition bond come strumento che “prolunga la vita” delle industrie fossili anziché accelerarne l’uscita dal mercato, preferendo un approccio di disinvestimento totale.

Il futuro dei transition bond

I transition bond rappresentano uno strumento sempre più rilevante per finanziare la transizione ecologica globale. Man mano che aumenta la pressione su tutti i settori per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, è probabile che questo mercato cresca significativamente.

L’Unione Europea sta lavorando a linee guida più chiare attraverso la Tassonomia UE e potenziali futuri standard per i transition bond. Anche iniziative come la Climate Bonds Initiative stanno sviluppando criteri specifici per settori in transizione.

Per gli investitori e le aziende interessate a integrare i transition bond in una strategia più ampia di sostenibilità aziendale, il supporto di un sustainability consultant o sustainability manager può risultare fondamentale per navigare la complessità di questi strumenti e garantire che siano parte di un autentico percorso di trasformazione verso un’economia a basse emissioni.