La climate change litigation rappresenta uno strumento sempre più utilizzato per contrastare l’inerzia di governi e aziende nella lotta ai cambiamenti climatici.
Con quasi 3.000 cause intentate a livello globale, i contenziosi climatici stanno ridefinendo le responsabilità legali nella transizione ecologica e accelerando l’azione verso la decarbonizzazione.
Cos’è la climate change litigation
La climate change litigation, o contenzioso climatico, è il termine con il quale si fa riferimento alle azioni legali intentate con l’obiettivo di obbligare governi o aziende a rispettare standard specifici in materia di riduzione delle emissioni di gas serra e di limitazione del riscaldamento globale.
Si tratta di cause civili, amministrative o costituzionali che utilizzano il diritto come strumento per colmare il divario tra gli impegni assunti dagli Stati nell’Accordo di Parigi e le politiche effettivamente implementate. I contenziosi climatici nascono dalla crescente consapevolezza che le azioni volontarie e gli accordi internazionali non sono sufficienti a garantire una risposta adeguata all’emergenza climatica.
A livello globale, secondo il database del Sabin Center for Climate Change Law della Columbia University, al 2024 sono state registrate circa 2.967 cause climatiche in quasi 60 paesi. Il 70% di queste è stato intentato nell’ultimo decennio, dopo la firma dell’Accordo di Parigi nel 2015, dimostrando una crescita esponenziale del fenomeno.
Le climate litigation si fondano su diverse basi giuridiche: la violazione di diritti umani fondamentali (come il diritto alla vita, alla salute e all’ambiente salubre), la responsabilità civile per danni causati dalle emissioni, la violazione di obblighi internazionali e costituzionali, e l’inadeguatezza delle politiche climatiche rispetto agli obiettivi dichiarati.
Obiettivi delle climate litigation
I contenziosi climatici perseguono molteplici obiettivi strategici che vanno oltre la semplice vittoria in tribunale.
- Rafforzare gli impegni climatici dei governi – Molte cause mirano a obbligare gli Stati a fissare obiettivi di riduzione delle emissioni più ambiziosi e coerenti con le indicazioni scientifiche dell’IPCC. L’obiettivo è trasformare impegni politici generici in obblighi giuridicamente vincolanti, colmando il gap tra le dichiarazioni e le azioni concrete.
- Responsabilizzare le imprese – Un numero crescente di cause si rivolge contro grandi aziende, specialmente nel settore dei combustibili fossili, accusate di contribuire significativamente alle emissioni globali pur essendo consapevoli delle conseguenze. Queste azioni cercano di applicare il principio “chi inquina paga” e di modificare le strategie aziendali verso modelli di business più sostenibili.
- Contrastare il greenwashing – Una categoria in forte crescita riguarda le cause contro la comunicazione ambientale ingannevole. Nel 2024 sono stati registrati 47 nuovi casi di “climate-washing”, portando il totale a oltre 140. Questi contenziosi combattono il greenwashing e garantiscono che le dichiarazioni ambientali delle imprese siano verificabili e basate su dati concreti, in linea con la direttiva greenwashing e la Green Claims Directive.
- Tutelare i diritti umani – Molte cause si fondano sulla violazione di diritti fondamentali garantiti dalle costituzioni nazionali e da convenzioni internazionali. Il diritto alla vita, alla salute, a un ambiente salubre e alla proprietà sono sempre più riconosciuti come minacciati dai cambiamenti climatici, rendendo legittima l’azione giudiziaria per la loro tutela.
- Creare precedenti giuridici – Anche le cause che non si concludono con una vittoria possono stabilire importanti principi legali e aprire la strada a futuri contenziosi più efficaci. Ogni sentenza contribuisce a costruire una giurisprudenza climatica che influenza decisioni successive a livello nazionale e internazionale.
- Sensibilizzare l’opinione pubblica – Le climate litigation hanno un impatto mediatico significativo, aumentando la consapevolezza pubblica sull’urgenza della crisi climatica e sulla necessità di azioni immediate. L’attenzione generata da questi processi può essere altrettanto importante quanto l’esito della causa stessa.
Chi agisce in giudizio
I soggetti che intentano cause climatiche sono molto diversificati e rappresentano un ampio spettro della società civile.
- Organizzazioni non governative – Le ONG ambientaliste rappresentano il gruppo più attivo nelle climate litigation. Organizzazioni come Greenpeace, Friends of the Earth (Milieudefensie nei Paesi Bassi), ClientEarth, A Sud e ReCommon hanno intentato cause storiche contro governi e multinazionali. Queste organizzazioni dispongono di competenze legali, scientifiche e comunicative necessarie per costruire casi complessi e sostenere lunghi procedimenti giudiziari.
- Cittadini e gruppi di cittadini – Sempre più spesso sono i cittadini comuni, individualmente o in gruppo, a portare i governi in tribunale. Nel caso Urgenda nei Paesi Bassi, 886 cittadini si sono uniti alla causa. Nel caso italiano “Giudizio Universale”, oltre 200 persone hanno fatto causa allo Stato. Questi cittadini spesso rappresentano categorie particolarmente vulnerabili agli impatti climatici, come anziani, giovani, abitanti di zone costiere o agricoltori.
- Giovani e generazioni future – Una tendenza crescente vede giovani attivisti e movimenti giovanili agire legalmente per proteggere il proprio futuro. Cause intentate da minori hanno avuto particolare risonanza mediatica e hanno portato all’attenzione pubblica la questione della giustizia intergenerazionale e della eco-ansia.
- Governi locali e regionali – In alcuni paesi, autorità locali e Stati federati intentano cause contro il governo centrale per inadempienza climatica, o contro aziende per ottenere compensazioni per danni climatici subiti sul loro territorio. Nel 2024, il 56% delle cause nei paesi del Sud globale è stato avviato da enti governativi.
- Popoli indigeni e Stati insulari – Le comunità indigene e i piccoli Stati insulari, tra i più colpiti dai cambiamenti climatici, stanno sempre più utilizzando la via legale. Il caso portato da Vanuatu e altri 120 paesi alla Corte Internazionale di Giustizia rappresenta un esempio significativo di questa mobilitazione.
- Azionisti e investitori – Anche azionisti e investitori istituzionali intentano cause contro le aziende per inadeguata gestione dei rischi climatici, che potrebbe danneggiare il valore delle loro partecipazioni. Queste azioni si collegano ai crescenti requisiti di rendicontazione ESG e agli investimenti ESG.
Dove si svolgono le cause climatiche
Le climate litigation sono un fenomeno globale, anche se con concentrazioni geografiche significative.
- Stati Uniti – Rimangono il paese con il maggior numero di contenziosi climatici documentati, con 1.745 cause totali e 164 nuovi casi nel 2024. Tuttavia, il panorama americano è complesso: accanto a cause pro-clima, si registra anche un numero crescente di cause “anti-climate” che contestano le politiche climatiche dei governi o le strategie ESG delle aziende.
- Europa – L’Europa ha visto alcune delle sentenze più significative in materia di climate litigation. I Paesi Bassi, con i casi Urgenda e Shell, sono stati pionieri. Germania, Francia, Belgio, Svizzera e Regno Unito hanno registrato numerosi contenziosi. La sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel caso KlimaSeniorinnen contro la Svizzera (aprile 2024) ha stabilito un precedente importante, riconoscendo che l’insufficiente azione climatica può violare i diritti umani.
- Sud del mondo – I paesi del Sud globale stanno vivendo una crescita dinamica del contenzioso climatico. Il Brasile ha registrato 88 casi, seguito da altri paesi dell’America Latina, Asia e Africa. Quasi il 60% di questi casi è stato intentato dal 2020, spesso con governi e procure pubbliche come attori principali, segnalando un cambio di approccio verso azioni di enforcement e richieste di compensazione per danni climatici localizzati, come quelli derivanti dalla deforestazione.
- Tribunali internazionali – Sebbene solo il 5% delle cause climatiche sia stato portato davanti a corti internazionali, questi casi hanno un potenziale significativo per influenzare i procedimenti nazionali. Nel dicembre 2024 si sono svolte le udienze alla Corte Internazionale di Giustizia su richiesta di Vanuatu e altri 120 paesi per definire gli obblighi legali degli Stati nella lotta al cambiamento climatico. Il parere consultivo, atteso nel 2025, potrebbe influenzare cause climatiche in tutto il mondo.
- Italia – Nel nostro paese la climate litigation è ancora agli inizi. Il caso “Giudizio Universale” contro lo Stato italiano, intentato nel 2021, è stato dichiarato inammissibile in primo grado per difetto di giurisdizione. Il caso “La Giusta Causa”, intentato da Greenpeace Italia, ReCommon e 12 cittadini contro Eni, è attualmente sospeso in attesa di un pronunciamento della Corte di Cassazione sulla giurisdizione. Il 2025 potrebbe essere decisivo per il futuro del contenzioso climatico italiano.
Esempi di azioni legali
Alcuni casi hanno segnato la storia della climate litigation e continuano a influenzare nuove cause.
Urgenda vs. Paesi Bassi (2015-2019)
È considerato il “Santo Graal” delle climate litigation. La fondazione Urgenda, insieme a 886 cittadini, ha citato in giudizio il governo olandese accusandolo di non aver preso misure sufficienti per ridurre le emissioni. Nel 2019, la Corte Suprema dei Paesi Bassi ha confermato la sentenza di primo grado, obbligando lo Stato a ridurre le emissioni del 25% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. È stata la prima volta al mondo che un tribunale ha ordinato a un governo di intensificare la propria azione climatica.
Milieudefensie vs. Shell (2021-2024)
Nel 2021, il tribunale dell’Aia ha ordinato alla multinazionale petrolifera Shell di ridurre le proprie emissioni del 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019, includendo le emissioni Scope 3 (quelle derivanti dall’uso dei prodotti venduti). Nel 2024, la Corte d’Appello ha parzialmente ribaltato la sentenza, pur confermando la giurisdizione dei tribunali olandesi sulle scelte aziendali climatiche e l’obbligo di Shell di contribuire agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Il caso è attualmente in appello presso la Corte Suprema olandese.
KlimaSeniorinnen vs. Svizzera (2024)
L’associazione “Anziane per la protezione del clima” ha portato il governo svizzero davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Nell’aprile 2024, la Corte ha stabilito che la Svizzera ha violato i diritti umani delle ricorrenti non adottando misure sufficienti per ridurre le emissioni. Questa sentenza ha stabilito un precedente fondamentale per future cause climatiche in Europa, riconoscendo il legame diretto tra inadeguata azione climatica e violazione dei diritti umani.
La Giusta Causa – Italia (2023-oggi)
Nel maggio 2023, Greenpeace Italia, ReCommon e 12 cittadini italiani hanno intentato causa contro Eni, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e Cassa Depositi e Prestiti, accusandoli di contribuire significativamente ai cambiamenti climatici e di causare danni presenti e futuri. Nel 2024, il Tribunale di Roma ha dichiarato la causa inammissibile per questioni procedurali. I ricorrenti hanno presentato appello alla Corte di Cassazione, che dovrebbe pronunciarsi nel 2025.
Giudizio Universale – Italia (2021-oggi)
L’ONG A Sud, insieme a oltre 200 cittadini, ha intentato causa contro lo Stato italiano accusandolo di non aver preso misure sufficienti per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Il Tribunale di Roma ha dichiarato la causa inammissibile per difetto di giurisdizione nel 2024, ritenendo che la gestione del cambiamento climatico riguardi scelte politiche non sindacabili dal giudice civile. Il caso è ora in appello.
Corte Internazionale di Giustizia – Caso Vanuatu (2024-2025)
Nel dicembre 2024 si sono svolte le udienze alla Corte Internazionale di Giustizia su richiesta di Vanuatu e altri 120 paesi, prevalentemente piccoli Stati insulari particolarmente vulnerabili all’innalzamento dei mari. L’obiettivo è ottenere un parere consultivo sugli obblighi legali degli Stati in materia di protezione del sistema climatico e sulle conseguenze giuridiche per gli Stati che hanno causato danni significativi al clima. Il parere, atteso nel 2025, potrebbe avere un impatto enorme sul contenzioso climatico mondiale.
Caso | Anno decisione | Convenuto | Esito | Impatto principale |
---|---|---|---|---|
Urgenda vs. Paesi Bassi | 2019 (Corte Suprema) | Governo olandese | ✅ Vittoria | Primo caso al mondo che obbliga uno Stato a ridurre emissioni (−25% entro 2020 rispetto al 1990) |
Milieudefensie vs. Shell | 2021 / 2024 (Appello) | Shell plc | ⚖️ Parziale ribaltamento | 2021: obbligo riduzione 45%. 2024: Appello annulla obbligo specifico ma conferma responsabilità. Ricorso a Corte Suprema feb 2025 |
KlimaSeniorinnen vs. Svizzera | Aprile 2024 | Governo svizzero | ✅ Vittoria (CEDU) | Sentenza storica CEDU: inazione climatica statale = violazione diritti umani (artt. 2 e 8 CEDU) |
Giudizio Universale (Italia) | Feb 2024 (I grado) | Stato italiano | ❌ Inammissibile | Tribunale Roma: difetto di giurisdizione. Causa in appello (II grado in corso) |
La Giusta Causa (Italia) | Feb 2024 (I grado) | Eni, MEF, CDP | ❌ Inammissibile | Tribunale Roma: questioni procedurali. Ricorso Cassazione, udienza 18 feb 2025 decisiva per giurisdizione |
Caso Vanuatu – CIG | Parere atteso 2025 | Responsabilità Stati | ⏳ Udienze dic 2024 | 120+ paesi chiedono parere consultivo CIG su obblighi statali climatici. Potenziale impatto globale enorme |
L’impatto oltre le aule di tribunale
Le climate litigation stanno producendo effetti che vanno ben oltre le singole sentenze. Influenzano la governance climatica, spingendo governi a rivedere e rafforzare le proprie politiche. Diverse cause hanno portato all’adozione di nuove leggi o all’aggiornamento di quelle esistenti, come dimostrato dai numerosi paesi che hanno rafforzato i propri obiettivi climatici dopo sentenze sfavorevoli.
Nel settore finanziario, i contenziosi climatici stanno modificando la percezione del rischio climatico da parte di investitori e assicuratori. Le aziende sono sempre più consapevoli dei rischi legali associati all’inazione climatica e stanno integrando considerazioni climatiche nelle loro strategie, anche per evitare future cause. Questo si collega direttamente agli obblighi di rendicontazione di sostenibilità previsti dalla CSRD e alla Corporate Sustainability Due Diligence Directive.
Le aziende possono prepararsi a questo nuovo scenario normativo sviluppando piani di sostenibilità robusti, calcolando la propria carbon footprint, fissando obiettivi di riduzione allineati alla Science Based Targets initiative, e investendo nell’efficientamento energetico aziendale. Il supporto di figure professionali come il sustainability manager o il sustainability consultant diventa sempre più strategico per navigare questa complessità legale e operativa.
La climate change litigation rappresenta un potente strumento di giustizia climatica, che sta ridisegnando le responsabilità di governi e imprese nella lotta ai cambiamenti climatici e accelerando la transizione ecologica verso un’economia a basse emissioni.