Le Comunità di Energia Rinnovabile (CER) rappresentano una delle innovazioni più significative nel panorama energetico italiano ed europeo degli ultimi anni.
Si tratta di un modello di condivisione energetica che sta rivoluzionando il nostro modo di produrre, consumare e gestire l’energia, offrendo benefici economici, ambientali e sociali alle comunità locali.
Che cosa sono le Comunità di Energia Rinnovabile
Una Comunità di Energia Rinnovabile è un’associazione di soggetti pubblici e privati che decidono di unirsi volontariamente per produrre, consumare e condividere energia proveniente da fonti rinnovabili. Questo modello si fonda sul principio dell’autoconsumo collettivo, in cui l’energia prodotta da impianti rinnovabili viene consumata localmente dai membri della comunità stessa.
Le CER si configurano come veri e propri soggetti giuridici autonomi, basati sulla partecipazione aperta e volontaria. Possono adottare diverse forme, come associazioni, cooperative, enti no-profit, consorzi o organizzazioni simili, ma il loro obiettivo primario non è il profitto finanziario, bensì la creazione di benefici ambientali, economici e sociali per i membri e per le aree in cui operano.
Questo modello rappresenta un cambio di paradigma fondamentale rispetto al tradizionale sistema energetico centralizzato: le CER promuovono infatti un approccio decentralizzato, in cui i cittadini diventano protagonisti attivi della transizione energetica, trasformandosi da semplici consumatori a “prosumer” (produttori-consumatori) di energia pulita.
Come funziona una comunità energetica rinnovabile?
Il funzionamento di una CER si basa su un sistema di produzione, consumo e condivisione dell’energia che avviene attraverso la rete elettrica esistente.
Vediamo i passaggi principali:
1. Produzione di energia rinnovabile
Il cuore della comunità energetica è rappresentato dagli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, principalmente fotovoltaici, ma potenzialmente anche eolici, idroelettrici o a biomassa. Questi impianti possono essere:
- Collettivi: di proprietà della comunità stessa
- Individuali: di proprietà dei singoli membri che decidono di condividere l’energia prodotta
Gli impianti devono avere una potenza non superiore a 1 MW e devono essere entrati in esercizio dopo l’8 novembre 2021. È possibile includere anche impianti preesistenti, purché non superino il 30% della potenza complessiva della comunità.
2. Condivisione dell’energia
L’energia prodotta dagli impianti viene immessa nella rete elettrica locale e successivamente condivisa tra i membri della comunità. È importante sottolineare che:
- L’energia viene fisicamente distribuita attraverso la rete elettrica nazionale
- La condivisione avviene virtualmente, sulla base dei dati di produzione e consumo
- Si considera “condivisa” l’energia consumata nello stesso momento in cui viene prodotta
Per facilitare questo scambio, ogni partecipante installa un dispositivo di misurazione (energy box) che monitora in tempo reale i flussi energetici.
3. Gestione e bilanciamento
Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) svolge un ruolo fondamentale nel calcolare l’energia condivisa e nell’erogare gli incentivi. Questo avviene attraverso:
- Il monitoraggio dei dati di produzione e consumo
- Il calcolo dell’energia effettivamente condivisa (il minimo tra energia prodotta e consumata nella stessa ora)
- La gestione degli incentivi e dei benefici economici
4. Benefici e ripartizione
I vantaggi economici derivanti dalla condivisione dell’energia vengono ripartiti tra i membri secondo criteri stabiliti nello statuto della comunità. Questi possono includere:
- Riduzione delle bollette energetiche
- Incentivi per l’energia condivisa
- Ricavi dalla vendita dell’energia in eccesso
Chi può partecipare alle comunità energetiche rinnovabili?
Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono aperte a un’ampia gamma di soggetti, purché rispettino alcuni requisiti fondamentali. I partecipanti possono essere:
Persone fisiche
- Cittadini privati
- Famiglie
- Condomini
Enti e organizzazioni
- Piccole e medie imprese (PMI)
- Enti territoriali e autorità locali (comuni, province)
- Amministrazioni pubbliche
- Enti religiosi
- Enti del terzo settore e associazioni ambientaliste
- Enti di ricerca e formazione
È importante sottolineare che per le imprese private la partecipazione alla comunità energetica non deve costituire l’attività commerciale o industriale principale.
I membri di una comunità energetica possono partecipare con ruoli diversi:
- Produttori: coloro che possiedono impianti di produzione di energia rinnovabile e la mettono a disposizione della comunità
- Consumatori: soggetti che non hanno impianti propri ma consumano l’energia prodotta dalla comunità
- Prosumer: figure ibride che sia producono che consumano energia
Una caratteristica fondamentale delle CER è che tutti i partecipanti devono essere collegati alla stessa area convenzionale, che in genere corrisponde all’area sottesa alla medesima cabina primaria di trasformazione elettrica. Questo garantisce una vera dimensione locale della comunità energetica.
Quanto costa entrare in una comunità energetica?
I costi di partecipazione a una comunità energetica variano significativamente in base al tipo di coinvolgimento e al ruolo che si intende assumere all’interno della CER. Vediamo le principali voci di costo:
Per i produttori
Chi partecipa come produttore (installando un nuovo impianto) deve considerare:
- Costi di installazione dell’impianto: Per un impianto fotovoltaico, il costo può variare dai 1.500 ai 2.500 euro per kW di potenza installata. Ad esempio, un impianto da 6 kW può costare tra i 9.000 e i 15.000 euro.
- Costi di connessione alla rete: Variano in base alla potenza e alla complessità dell’allacciamento.
- Costi di manutenzione: Mediamente si considerano costi annuali pari all’1-2% del valore dell’impianto.
Tuttavia, è importante considerare che per questi investimenti sono disponibili diverse agevolazioni fiscali, come la detrazione del 50% sui costi sostenuti fino a un massimo di 96.000 euro di spesa.
Per i semplici consumatori
Chi partecipa solo come consumatore generalmente sostiene costi minimi:
- Quota associativa: Una cifra simbolica annuale che può variare dai 10 ai 100 euro, a seconda dello statuto della CER.
- Costi di installazione dell’energy box: Un dispositivo necessario per il monitoraggio dei consumi, con costi che vanno dai 100 ai 300 euro.
Costi di costituzione e gestione della CER
Per la creazione e la gestione della comunità stessa, si devono considerare:
- Costi di costituzione del soggetto giuridico: Notaio, registrazione, redazione dello statuto (circa 1.000-3.000 euro).
- Costi amministrativi: Gestione contabile, adempimenti burocratici, relazioni con il GSE (1.000-5.000 euro annui).
- Costi tecnici: Piattaforme di monitoraggio e gestione dei flussi energetici (500-2.000 euro annui).
È importante sottolineare che questi costi vengono generalmente suddivisi tra tutti i partecipanti e che, grazie agli incentivi previsti, i tempi di ritorno dell’investimento sono spesso rapidi, mediamente tra i 5 e i 7 anni.
Inoltre, per le CER i cui impianti sono situati in comuni con meno di 5.000 abitanti, sono disponibili contributi in conto capitale fino al 40% del costo dell’investimento, finanziati con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza(PNRR).
Quali sono i vantaggi di partecipare a una comunità energetica?
Le Comunità Energetiche Rinnovabili offrono numerosi vantaggi che si estendono su diverse dimensioni: economica, ambientale e sociale.
Vantaggi economici
- Risparmio in bolletta: I membri della comunità possono ridurre significativamente i costi energetici grazie all’autoconsumo dell’energia prodotta localmente. Questo risparmio può variare dal 20% al 40% della bolletta annuale.
- Incentivi dedicati: Per ogni kilowattora di energia condivisa all’interno della comunità è previsto un incentivo specifico, che si aggiunge al valore dell’energia immessa in rete.
- Valorizzazione dell’energia in eccesso: L’energia prodotta in eccesso rispetto ai consumi della comunità viene venduta alla rete, generando un ulteriore ritorno economico.
- Detrazioni fiscali: Chi installa impianti rinnovabili può beneficiare di detrazioni fiscali fino al 50% dell’investimento, per un massimo di 96.000 euro di spesa.
- Stabilità dei costi energetici: Minore dipendenza dalle fluttuazioni dei prezzi dell’energia sui mercati internazionali.
Vantaggi ambientali
- Riduzione delle emissioni di CO2: Sostituendo l’energia fossile con quella rinnovabile, ogni CER contribuisce significativamente alla riduzione dell’impronta di carbonio. In media, un impianto fotovoltaico da 20 kW evita l’emissione di circa 10 tonnellate di CO2 all’anno.
- Efficienza energetica: La produzione locale riduce le perdite di trasmissione e distribuzione tipiche della rete elettrica nazionale, contribuendo all’efficientamento energetico.
- Promozione delle fonti rinnovabili: Le CER stimolano la diffusione di tecnologie sostenibili nel territorio.
- Educazione ambientale: Si crea maggiore consapevolezza sui temi energetici e ambientali tra i partecipanti.
Vantaggi sociali
- Coesione comunitaria: Le CER rafforzano i legami sociali e promuovono forme di collaborazione e solidarietà all’interno delle comunità locali, contribuendo alla sostenibilità sociale.
- Contrasto alla povertà energetica: Possono includere famiglie vulnerabili e a basso reddito, garantendo loro accesso a energia a prezzi più contenuti.
- Democratizzazione dell’energia: I cittadini diventano protagonisti attivi del sistema energetico, non più semplici consumatori passivi.
- Sviluppo locale: Creazione di posti di lavoro, valorizzazione del territorio e stimolo all’economia locale.
- Partecipazione attiva: I membri possono partecipare direttamente alle decisioni riguardanti la gestione dell’energia prodotta e consumata.
Esempi di successo in Italia
In Italia, il fenomeno delle Comunità Energetiche Rinnovabili sta crescendo rapidamente, con numerosi progetti già operativi e molti altri in fase di sviluppo.
Alcuni esempi significativi includono:
- CER di Magliano Alpi (Cuneo): Una delle prime comunità energetiche in Italia, nata nel 2020, che coinvolge il Comune e diversi cittadini e imprese locali. Ha raggiunto risultati importanti in termini di risparmio energetico e ha ispirato molte altre iniziative simili.
- CER di San Giovanni a Teduccio (Napoli): Un esempio di comunità energetica in un contesto urbano, che ha contribuito a rivitalizzare un quartiere periferico attraverso la condivisione dell’energia prodotta sul tetto di un edificio scolastico.
- CER di Turano Lodigiano e Bertonico (Lodi): Una delle prime comunità energetiche rurali, che ha coinvolto due comuni e diverse aziende agricole locali, dimostrando come il modello delle CER possa adattarsi anche a contesti non urbani.
Le prospettive future
Le Comunità Energetiche Rinnovabili rappresentano uno strumento concreto per realizzare la transizione energetica dal basso, coinvolgendo direttamente i cittadini e le comunità locali. Questo modello non solo contribuisce agli obiettivi di sviluppo sostenibile nazionali ed europei di decarbonizzazione, ma offre anche significativi vantaggi economici, ambientali e sociali ai partecipanti.
Secondo le stime, entro il 2030 le CER in Italia potrebbero raggiungere una capacità installata di 17,2 GW di nuova energia rinnovabile, contribuendo in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi climatici del paese e alla riduzione dell’effetto serra.
Il futuro delle comunità energetiche appare promettente, grazie anche a un quadro normativo sempre più favorevole e a una crescente consapevolezza dell’importanza della sostenibilità ambientale. Tuttavia, per sfruttare appieno il potenziale di questo modello, sarà necessario:
- Semplificare ulteriormente le procedure amministrative
- Ampliare l’accesso alle risorse finanziarie per gli investimenti iniziali
- Rafforzare la formazione e l’informazione sui vantaggi delle CER
- Promuovere la collaborazione tra comunità, istituzioni e imprese
In questo scenario, le Comunità Energetiche Rinnovabili non rappresentano solo una soluzione tecnologica, ma un vero e proprio modello di innovazione sociale che può contribuire a costruire un futuro energetico più sostenibile, democratico e inclusivo, in linea con gli obiettivi dell’European Green Deal.