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Finanza Climatica: cos’è, come funziona e quali strumenti per la transizione verde

La finanza climatica rappresenta uno degli strumenti più potenti per affrontare la crisi climatica, mobilitando le risorse economiche necessarie per la transizione ecologica globale. In un contesto dove servono trilioni di dollari per raggiungere gli obiettivi climatici internazionali, comprendere come funzionano i flussi finanziari dedicati al clima è essenziale per aziende, istituzioni e investitori.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali sono necessari investimenti annuali di circa 2.400 miliardi di dollari entro il 2030 nei soli paesi in via di sviluppo. La finanza climatica è il meccanismo che permette di canalizzare queste risorse verso progetti di mitigazione e adattamento, accelerando la decarbonizzazione dell’economia mondiale.

Cos’è la finanza climatica

La finanza climatica indica l’insieme dei flussi finanziari, pubblici e privati, destinati a sostenere azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.

Si tratta di un ecosistema complesso che mobilita capitale verso progetti, iniziative e tecnologie che riducono le emissioni GHG o aumentano la resilienza agli impatti climatici.

Le due dimensioni della finanza climatica

La finanza climatica si articola su due fronti complementari. La mitigazione finanzia progetti che riducono o prevengono le emissioni di gas serra, come la transizione verso energie rinnovabili, l’efficientamento energetico aziendale, lo sviluppo di tecnologie per la cattura del carbonio o la protezione delle foreste che assorbono CO2.

L’adattamento sostiene invece interventi che aumentano la resilienza di comunità, ecosistemi e infrastrutture agli impatti climatici già in atto o futuri. Questi includono sistemi di gestione del rischio idrogeologico per contrastare il dissesto idrogeologico, infrastrutture resistenti ai fenomeni meteorologici estremi, soluzioni per affrontare lo stress idrico e progetti di architettura sostenibile resiliente al clima.

Aspetto Mitigazione Adattamento
Obiettivo Ridurre o prevenire le emissioni di GHG Aumentare la resilienza agli impatti climatici
Focus temporale Prevenire il cambiamento climatico futuro Affrontare gli impatti presenti e futuri
Esempi di progetti Energie rinnovabili, efficienza energetica, riforestazione, mobilità elettrica Infrastrutture resilienti, sistemi di allerta, gestione risorse idriche, difese costiere
Settori prioritari Energia, trasporti, industria, agricoltura Gestione acque, urbanistica, agricoltura, protezione civile
Metriche principali Tonnellate di CO₂ evitate/ridotte Persone protette, asset resi resilienti, perdite economiche evitate
% finanza climatica globale ~90% dei flussi totali ~10% dei flussi totali
Investitori tipici Settore privato, fondi ESG, green bond Prevalentemente pubblico, istituzioni multilaterali
Ritorno economico Più facilmente quantificabile (risparmi energetici) Più difficile da quantificare (perdite evitate)

⚖️ PERCHÉ SERVONO ENTRAMBE LE STRATEGIE

Mitigazione e adattamento non sono alternative, ma strategie complementari e necessarie. Anche se riducessimo le emissioni a zero oggi, dovremmo comunque affrontare gli impatti climatici già in corso.

🌱 MITIGAZIONE

90% della finanza climatica
Focus su riduzione emissioni
ROI più facilmente misurabile

🛡️ ADATTAMENTO

Solo 10% della finanza
Focus su resilienza
Necessario ma sottofinanziato

⚠️ GAP CRITICO: I paesi in via di sviluppo, più vulnerabili ai cambiamenti climatici, ricevono finanziamenti per l’adattamento ancora insufficienti. Servono almeno €300 miliardi/anno entro il 2030 secondo UNEP.

Collegamenti con la finanza sostenibile

La finanza climatica costituisce un pillar fondamentale della più ampia finanza sostenibile, che integra considerazioni ambientali, sociali e di governance nelle decisioni di investimento. Mentre la finanza sostenibile adotta un approccio olistico ai criteri ESG, la finanza climatica si concentra specificamente sulla dimensione climatica, fornendo gli strumenti finanziari per implementare strategie di sostenibilità aziendale focalizzate sul clima.

L’integrazione è evidente negli investimenti ESG, dove la componente “E” (Environmental) viene sempre più misurata attraverso parametri climatici come la carbon footprint, l’allineamento con gli scenari di 1,5°C e i progressi verso il net zero.

Obiettivi della finanza climatica

La finanza climatica persegue obiettivi interconnessi che vanno dal supporto agli impegni internazionali fino alla trasformazione strutturale dei sistemi economici.

Supportare gli accordi di Parigi

L’obiettivo primario è mobilitare le risorse necessarie per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi: mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C e proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C. Questo richiede una riduzione drastica delle emissioni globali del 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010, per poi raggiungere emissioni nette zero entro metà secolo.

Il Protocollo di Kyoto ha rappresentato un primo tentativo di mobilitare finanza climatica, ma l’Accordo di Parigi ha elevato significativamente l’ambizione e la scala degli investimenti necessari. Le aziende che adottano obiettivi validati da SBTi contribuiscono a questo sforzo globale traducendo gli impegni nazionali in azioni concrete a livello aziendale.

Colmare il gap finanziario

Esiste un divario significativo tra i flussi finanziari attuali e quelli necessari per una transizione climatica efficace. La finanza climatica mira a colmare questo gap attirando capitali privati su larga scala, dato che le sole risorse pubbliche sono insufficienti. Questo obiettivo richiede la creazione di condizioni favorevoli agli investimenti climatici attraverso politiche pubbliche, riduzione dei rischi percepiti e sviluppo di strumenti finanziari innovativi.

Il settore privato viene incentivato a investire attraverso meccanismi come i green bond, le garanzie pubbliche su investimenti verdi e le politiche di carbon pricing come la carbon tax.

Promuovere una transizione giusta ed equa

La finanza climatica deve garantire che la transizione verso un’economia a basse emissioni sia socialmente equa, non lasciando indietro comunità, lavoratori e regioni dipendenti da settori ad alte emissioni. I transition bond rappresentano uno strumento specifico per finanziare la trasformazione di industrie difficili da decarbonizzare, i cosiddetti settori hard to abate.

Particolare attenzione è dedicata ai paesi in via di sviluppo, che necessitano di supporto finanziario per implementare strategie di mitigazione e adattamento senza compromettere le prospettive di crescita economica. L’European Green Deal e il Clean Industrial Deal includono meccanismi specifici per assicurare equità nella transizione europea.

Attori della finanza climatica

L’ecosistema della finanza climatica coinvolge una pluralità di attori con ruoli e responsabilità complementari.

Istituzioni finanziarie internazionali

Il Green Climate Fund (GCF), istituito nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, è il principale strumento multilaterale per trasferire risorse dai paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo. Banche multilaterali come la Banca Mondiale e le banche regionali di sviluppo svolgono un ruolo cruciale nel mobilitare finanza climatica attraverso prestiti agevolati, garanzie e assistenza tecnica.

Queste istituzioni non solo forniscono capitale diretto, ma contribuiscono a creare condizioni favorevoli per gli investimenti privati riducendo i rischi percepiti e sviluppando pipeline di progetti bancabili.

Settore finanziario privato

Banche commerciali, gestori di asset, fondi pensione e compagnie assicurative stanno progressivamente integrando considerazioni climatiche nelle loro decisioni di allocazione del capitale. La crescita degli investimenti climate-conscious è accelerata da iniziative come il Net-Zero Banking Alliance e il Net-Zero Asset Managers Initiative, dove le istituzioni finanziarie si impegnano a allineare i propri portafogli con gli obiettivi di Parigi.

Il Carbon Disclosure Project fornisce dati cruciali che permettono agli investitori di valutare i rischi climatici delle aziende in portafoglio, mentre il regolamento SFDR europeo obbliga i gestori finanziari a rendere trasparenti le caratteristiche di sostenibilità dei prodotti offerti.

Governi e policy makers

I governi giocano un ruolo multiforme: forniscono risorse pubbliche dirette attraverso bilanci nazionali, creano incentivi per mobilitare capitali privati, stabiliscono quadri normativi che orientano gli investimenti e rimuovono barriere agli investimenti climatici. La tassonomia europea rappresenta un esempio di come le politiche pubbliche possano indirizzare la finanza privata verso attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale.

Strumenti di policy come i criteri ambientali minimi negli appalti pubblici orientano la spesa pubblica verso soluzioni a basso impatto climatico, creando mercati per tecnologie verdi.

Aziende e settore privato non finanziario

Le imprese sono sia beneficiarie che fornitrici di finanza climatica. Come beneficiarie, accedono a capitale per investimenti in tecnologie pulite, efficientamento energetico e progetti di riduzione delle emissioni. Come fornitrici, le grandi corporation investono direttamente in progetti climatici, sviluppano tecnologie innovative e, sempre più frequentemente, destinano risorse alla propria trasformazione verso modelli di business compatibili con il net zero.

Il ruolo del sustainability manager e del Chief Sustainability Officer è fondamentale per identificare opportunità di finanziamento climatico e integrare la strategia climatica nella pianificazione finanziaria aziendale.

Strumenti della finanza climatica

La finanza climatica si avvale di una varietà di strumenti finanziari, ciascuno con caratteristiche specifiche che lo rendono adatto a diversi tipi di progetti e obiettivi.

Obbligazioni verdi e climatiche

green bond sono titoli di debito i cui proventi sono destinati esclusivamente a finanziare o rifinanziare progetti con benefici ambientali o climatici. Rappresentano uno degli strumenti di finanza climatica più sviluppati, con emissioni globali che hanno superato i 500 miliardi di dollari annui.

climate bond sono una sottocategoria specifica focalizzata su progetti di mitigazione o adattamento climatico, certificati secondo gli standard della Climate Bonds Initiative. I transition bond finanziano invece la trasformazione di aziende e settori ad alte emissioni verso modelli a basse emissioni.

Mercati del carbonio e carbon pricing

mercati delle emissioni permettono lo scambio di quote di emissione, creando un prezzo per la CO2 che incentiva la riduzione delle emissioni. Il sistema europeo EU ETS è il mercato del carbonio più grande e maturo, mentre il regolamento CBAM estende il carbon pricing ai prodotti importati per evitare la rilocalizzazione delle emissioni.

crediti carbonio e i carbon credit permettono di finanziare progetti di riduzione o rimozione delle emissioni, anche se il loro utilizzo deve essere complementare a riduzioni dirette secondo la certificazione PAS 2060 e gli standard di compensazioni CO2.

Fondi dedicati e venture capital climatico

Fondi di investimento specializzati in climate tech e innovazione climatica canalizzano capitale verso startup e tecnologie emergenti nei settori delle energie rinnovabili, mobilità sostenibile, agricoltura climaticamente intelligente e soluzioni di rimozione del carbonio. Questi strumenti sono essenziali per finanziare l’innovazione necessaria alla transizione ecologica.

Il venture capital climatico ha visto una crescita esponenziale negli ultimi anni, attirando investitori istituzionali interessati a cogliere le opportunità della transizione energetica, dall’energia solare all’energia eolica, dall’idrogeno verde alle soluzioni di storage energetico.

Strumenti di finanziamento misto

Il blended finance combina risorse pubbliche e filantropiche con capitale privato per finanziare progetti climatici in mercati emergenti o tecnologie ad alto rischio. Le risorse pubbliche assumono i rischi iniziali o forniscono garanzie che rendono gli investimenti attraenti per il capitale privato, moltiplicando l’impatto delle risorse pubbliche limitate.

Questi meccanismi sono particolarmente rilevanti per progetti di adattamento climatico e per tecnologie innovative che ancora non hanno raggiunto la maturità commerciale, come alcune soluzioni di cattura e stoccaggio del carbonio o tecnologie per l’energia marina.

Strategie di finanza climatica

Le strategie per mobilitare e allocare efficacemente la finanza climatica stanno evolvendo rapidamente, riflettendo la crescente urgenza dell’azione climatica.

Allineamento dei portafogli agli scenari climatici

Una strategia sempre più adottata da investitori istituzionali è l’allineamento dei portafogli di investimento con scenari climatici compatibili con l’Accordo di Parigi. Questo approccio richiede l’analisi sistematica dell’esposizione a rischi climatici fisici e di transizione, la definizione di target di riduzione delle emissioni finanziate e il riorientamento progressivo del capitale verso attività a basse emissioni.

Metodologie come quelle proposte dalla Paris Agreement Capital Transition Assessment (PACTA) permettono di valutare quanto i portafogli siano allineati con diversi scenari di riscaldamento globale, identificando dove è necessario il riallineamento.

Integrazione dei rischi climatici nel risk management

La finanza climatica richiede l’integrazione sistematica dei rischi climatici nei processi di valutazione del rischio creditizio e di investimento. Questo include la valutazione dei rischi fisici (danni da eventi estremi, impatti da ondate di calorestress idrico) e dei rischi di transizione (obsolescenza di asset, cambiamenti normativi, evoluzione delle preferenze dei consumatori).

Strumenti come la valutazione impatto ambientale e metodologie di scenario analysis aiutano a quantificare questi rischi e integrarli nei modelli finanziari.

Engagement attivo con le aziende

Gli investitori stanno utilizzando sempre più il proprio potere di azionisti per influenzare le strategie climatiche delle aziende in portafoglio. Questa strategia di climate engagement include il dialogo con i management su obiettivi climatici, l’esercizio dei diritti di voto su risoluzioni climatiche e, in casi estremi, il disinvestimento da aziende che non dimostrano progressi adeguati.

Il climate change litigation ha ulteriormente rafforzato questa dinamica, con casi giudiziari che stanno stabilendo la responsabilità legale di aziende e governi per l’inazione climatica.

Innovazione finanziaria per l’adattamento

Mentre la finanza per la mitigazione è relativamente più sviluppata, l’adattamento climatico richiede approcci innovativi. Strumenti come le obbligazioni catastrofali (cat bonds), i meccanismi di assicurazione parametrica e i fondi di resilienza stanno emergendo per finanziare la protezione da impatti climatici.

Questi strumenti sono cruciali per paesi e comunità vulnerabili che necessitano di risorse per infrastrutture resilienti, sistemi di allerta precoce e piani di adattamento, specialmente di fronte all’aumento delle conseguenze del riscaldamento globale.

Sfide della finanza climatica

Nonostante i progressi, la finanza climatica affronta ostacoli significativi che ne limitano la scala e l’efficacia.

Gap quantitativo e qualitativo

Il divario tra i flussi finanziari attuali e quelli necessari rimane enorme. Secondo il Climate Policy Initiative, i flussi globali di finanza climatica hanno raggiunto circa 630 miliardi di dollari annui, ben al di sotto dei 2.400 miliardi necessari solo per i paesi in via di sviluppo. Questo gap quantitativo è particolarmente pronunciato per l’adattamento, che riceve solo una frazione minima degli investimenti rispetto alla mitigazione.

Oltre alla quantità, esiste un problema qualitativo: troppa finanza climatica assume la forma di prestiti piuttosto che sovvenzioni, aumentando il debito dei paesi vulnerabili. La distribuzione geografica è inoltre squilibrata, con Africa e piccoli stati insulari che ricevono quote sproporzionatamente basse rispetto alla loro vulnerabilità.

📊 IL GAP DELLA FINANZA CLIMATICA

Dove siamo e dove dobbiamo arrivare

1 FLUSSI ATTUALI (2023)

Finanza climatica globale totale

~630 mld

USD/anno

🌱 Mitigazione

~570 mld

~90%

🛡️ Adattamento

~60 mld

~10%

2 FABBISOGNO NECESSARIO (entro 2030)

🌍 Paesi in via di sviluppo

2.400 mld

USD/anno

💼 Economie sviluppate

1.500-2.000 mld

USD/anno (stima)

Totale globale necessario

~4.000 mld

USD/anno entro 2030

⚠️ IL GAP FINANZIARIO

Gap quantitativo annuale

~3.400 mld

USD/anno

📈 Dobbiamo moltiplicare i flussi attuali per 6-7 volte

4 SQUILIBRI CRITICI

🛡️ Gap Adattamento: Riceve solo 10% vs. fabbisogno del 30-50%

💰 Gap specifico adattamento: ~190 miliardi USD/anno

🌍 Distribuzione geografica: 70% economie sviluppate, 30% paesi in via di sviluppo

CONSEGUENZE DEL GAP

🌡️ Obiettivo 1.5°C sempre più difficile da raggiungere

🌊 Paesi vulnerabili esposti a impatti climatici senza protezione

💸 Transizione disordinata con costi futuri maggiori

🌱 La chiusura del gap finanziario è urgente per evitare gli impatti più catastrofici del cambiamento climatico

Greenwashing e mancanza di standardizzazione

Il rischio di greenwashing è elevato in assenza di definizioni uniformi e standard di verifica robusti. Progetti etichettati come “verdi” o “climatici” non sempre producono benefici ambientali reali, minando la credibilità dell’intero ecosistema della finanza climatica.

La direttiva greenwashing europea e la Green Claims Directive rappresentano tentativi di arginare questo problema attraverso requisiti più stringenti per le dichiarazioni ambientali. Standard come quelli dell’International Capital Market Association per i green bond e le certificazioni come ISO 14064 aiutano a garantire l’integrità ambientale dei progetti finanziati.

Complessità della misurazione degli impatti

Misurare accuratamente l’impatto climatico degli investimenti rimane complesso. Calcolare le emissioni evitate, valutare la resilienza creata da progetti di adattamento o quantificare il contributo alla transizione di un’intera economia richiede metodologie sofisticate e dati spesso non disponibili.

Framework come il Life Cycle Assessment e gli standard IFRS di sostenibilità stanno contribuendo a standardizzare la misurazione, ma rimangono sfide significative, specialmente per le emissioni di Scope 3 lungo le catene del valore globali.

Barriere politiche e regolamentari

Incertezze politiche, regolamentazioni frammentate e mancanza di segnali di prezzo adeguati per il carbonio costituiscono barriere agli investimenti climatici. La transizione disordinata, caratterizzata da politiche incoerenti e cambiamenti improvvisi, aumenta i rischi percepiti e scoraggia investimenti a lungo termine.

Le crisi energetiche possono inoltre creare pressioni per tornare a combustibili fossili, compromettendo la coerenza delle politiche climatiche e creando incertezza per gli investitori.

Prospettive future della finanza climatica

L’evoluzione della finanza climatica nei prossimi anni sarà determinata da diversi fattori che stanno già emergendo.

Ruolo crescente della regolamentazione

La normativa sta diventando un driver sempre più importante. La Corporate Sustainability Reporting Directive e i relativi European Sustainability Reporting Standards richiederanno a migliaia di aziende europee di rendicontare dettagliatamente i propri impatti e dipendenze climatiche, aumentando la trasparenza e indirizzando i flussi finanziari.

Il pacchetto Omnibus semplifica alcuni obblighi per le PMI, mentre la Corporate Sustainability Due Diligence Directiveestende la responsabilità delle aziende lungo le catene del valore, con implicazioni significative per la finanza climatica.

Tecnologia e digitalizzazione

La digitalizzazione sta trasformando la finanza climatica attraverso piattaforme che facilitano l’matching tra progetti e investitori, tecnologie blockchain per la tracciabilità dei flussi finanziari e dell’impatto, e intelligenza artificiale per l’analisi dei rischi climatici. Tuttavia, l’inquinamento digitale e le emissioni dell’intelligenza artificiale richiedono attenzione per evitare che la digitalizzazione stessa diventi un problema climatico.

Finanza per l’economia circolare

L’integrazione tra finanza climatica e economia circolare sta crescendo, con strumenti finanziari dedicati a modelli di business circolari che riducono emissioni attraverso efficienza delle risorse, estensione della vita dei prodotti e rigenerazione dei materiali. Le PMI e l’economia circolare beneficiano sempre più di strumenti di finanziamento dedicati.

Convergenza con la natura e la biodiversità

La finanza climatica sta convergendo con la finanza per la natura, riconoscendo le interconnessioni tra crisi climatica e perdita di biodiversità. Il framework TNFD e l’attenzione crescente ai rischi naturali stanno spingendo verso approcci integrati che considerano simultaneamente clima, biodiversità ed ecosistemi, superando i silos tradizionali.

La finanza climatica rappresenta quindi un elemento essenziale dell’infrastruttura economica necessaria per affrontare la sfida climatica. La sua evoluzione continua, guidata da regolamentazione, innovazione e crescente consapevolezza dei rischi, determinerà la velocità e l’equità della transizione verso un’economia compatibile con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.